Maggiori misure in risposta a quello che uno dei più diffusi social network descrive come un incremento nel numero di utenti che “si approfittano dell’apertura e usano Twitter per essere offensivi verso gli altri”. L’annuncio è arrivato il 15 novembre, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti che hanno visto vincitore il candidato repubblicano Trump: un risultato che ha rinvigorito il dibattito sull’hate speech e sul ruolo dei social media nella sua diffusione.
Sono due le linee d’azione intraprese dall’azienda: la semplificazione degli strumenti che consentono agli utenti di gestire i contenuti ritenuti offensivi o violenti e la formazione allo staff che ha il compito di esaminarli.
Twitter spiega di aver deciso di intervenire su due aspetti relativi agli strumenti a disposizione degli utenti: la funzione “Togli voce” e le modalità di segnalazione.
D’ora in poi, infatti, sarà possibile applicare il “togliere la voce” – ossia non far apparire i contenuti indesiderati – anche alle notifiche, smettendo così di visualizzare tra queste i tweet che contengono determinate parole e frasi o intere conversazioni. Le modalità per segnalare i contenuti che non rispondono alla policy della società in fatto di hate speech dovrebbero, inoltre, risultare più dirette e immediate: un modo, secondo Twitter, di incentivare gli utenti a ricorrere a tale possibilità.
L’altra azione annunciata riguarda, invece, lo staff che esamina le segnalazioni. «Chi in Asia esamina le segnalazioni potrebbe non riconoscere qualcosa che accade in Europa o negli Stati Uniti come un contenuto d’odio», è l’esempio fatto al New York Times da Del Harvey, vice presidente della sezione Trust & Safety di Twitter. «Dobbiamo assicurarci che ci sia una universale familiarità verso le tendenze e i temi più comuni in fatto di contenuti che riconosciamo essere offensivi, ma che possono non sembrare tali a prima vista», ha aggiunto Harvey. Le sessioni formative rivolte allo staff di Twitter impegnato in questo campo, quindi, saranno aggiornate, includendo l’approfondimento culturale e la contestualizzazione storica dei contenuti d’odio».
Il social network, nell’annunciare le azioni individuate, chiarisce quali dovrebbero essere le aspettative: “Non ci aspettiamo che questo porti alla rimozione improvvisa delle condotte offensive da Twitter. nessuna singola azione potrebbe farlo. Invece ci impegniamo a migliorare Twitter rapidamente sulla base di ciò che osserviamo e impariamo“, si legge nella comunicazione pubblicata dalla società.
Secondo gli esperti la combinazione dell’anonimato con l’enorme portata potenziale del messaggio rende il fenomeno dell’hate speech su Twitter particolarmente incisivo.
A rendere particolarmente complesso il contrasto del fenomeno è, secondo l’azienda, la combinazione tra anonimato e potenziale portata dei contenuti: «A differenza di altri siti che offrono l’anonimato, Twitter consente agli utenti di trasmettere i suoi contenuti a livello mondiale, quindi gli abusi hanno un impatto potenziale enorme», spiega Mark S. Luckie al NYT. L’ex manager di Twitter, che ora si dedica al monitoraggio dei trend tra gli utenti di Twitter afro-americani con #BlackTwitter, rende con un esempio l’idea: «Se litighi con una celebrità e quella ti risponde, potenzialmente col tuo contenuto offensivo hai raggiunto un pubblico globale».
Nel frattempo, Twitter è intervenuta su coloro che anonimi non sono, sospendendo gli account di alcuni noti esponenti dell’alt-right (da “alternative right”, gruppo statunitense di estrema destra), nello stesso giorno in cui ha annunciato le nuove misure. L’iniziativa potrebbe porre il social network di fronte all’ennesima dimostrazione di quanto sia difficile gestire la piattaforma: secondo il Daily Stormer, sito che promuove propaganda neo-nazista, il gruppo si sarebbe riorganizzato creando numerosi falsi account. Andrew Anglin, il fondatore del portale che predica la supremazia bianca, ha scritto: «Twitter sta per imparare cosa accade quando fai incazzare i repubblicani».
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