L’intesa ricorda nell’approccio quella tra Unione europea e Turchia: gli afgani che non hanno i requisiti per restare in Europa dovranno far ritorno volontario o forzato nel paese che hanno abbandonato
La tendenza dell’Unione a “esternalizzare”
Il Global Index of Terrorism vede l’Afghanistan come secondo paese al mondo più colpito dal terrorismo. Nel 2016 è stato particolarmente grave il bilancio di un attentato a Kabul (foto aerea della città), avvenuto nel mese di luglio nel corso di una manifestazione hazara e rivendicato da Daesh: 80 morti e circa 230 feriti.
Kabul si impegna a facilitare il ritorno di propri cittadini – 80.000 afghani la cui richiesta di asilo in Europa non ha avuto esito positivo – dal territorio europeo al paese di origine; Bruxelles si impegna a coprire i costi di rimpatrio e ad assistere gli afghani nel proprio percorso di reinserimento nel paese. Sebbene entrambi neghino che vi sia un nesso diretto tra la firma dell’accordo e la concessione degli aiuti, osservatori e fonti giornalistiche rivelano che un collegamento in effetti vi sarebbe, e che sarebbe stata la Germania a imporre come condizione per l’elargizione di aiuti la firma dell’accordo. Una condizionalità che di certo era nell’aria da tempo e che appare in linea con la tendenza europea dell’ultimo periodo ad esternalizzare la gestione di una crisi migratoria apparentemente senza soluzione, fornendo in cambio aiuti economici (si veda il caso del recente accordo con la Turchia).
Un paese dilaniato da instabilità e violenza
Bambine afgane in un campo per sfollati interni, attendono la distribuzione degli abiti per l’inverno (2010).
L’Afganistan è classificato come quartultimo nel Global Peace Index 2016: in condizioni peggiori a livello mondiale solo Siria, Sud Sudan e Iraq. L’Institute for Economics and Peace rileva, inoltre, che sia secondo solo all’Iraq, sempre su scala globale, per attività terroristiche all’interno del paese (Global Terrorism Index 2016).
“Difficile quindi capire in che modo un accordo aiuti-rifugiati possa essere di aiuto al paese – conclude l’analisi Ispi – La perdurante crisi dei rifugiati afghani si potrà risolvere solo quando il paese sarà veramente stabilizzato. Fino ad allora qualsiasi misura provvisoria rischia solamente di aggravare ulteriormente una situazione già di per sé drammatica”.