Traduciamo e pubblichiamo l’introduzione scritta dagli autori di un blog nato per raccontare le tante storie di imprenditori stranieri in Europa, Migrant Entrepreneurs – Europe.
Esistono molte ragioni per cui vogliamo avviare una piattaforma di storytelling sugli imprenditori migranti in Europa. Ne illustreremo alcune qui di seguito, ma lasciateci chiarire che la spinta primaria è una basilare e diffusa ignoranza sull’argomento. Negli ultimi anni l’immigrazione ha animato le notizie europee: per “ignoranza” intendiamo quegli aspetti che vengono ignorati o risultano persi nell’informazione, oscurati da parole chiave familiari quali “crisi”, “emergenza”, “problema” “frontiere”, “disoccupazione”, “aiuti” e via dicendo. Espressioni che appiattiscono le diversità presenti nelle identità e nelle occupazioni dei migranti, mentre temi come la creazione di nuove imprese, l’innovazione e la fusione di diverse competenze sono diventati meno popolari.
Noi vogliamo imparare qualcosa proprio su questi ultimi aspetti, sugli imprenditori in Europa che hanno avviato gli affari al di fuori del loro paese.
Vogliamo scrivere storie su di loro e condividerle con tutti.
Vogliamo partecipare al dibattito sulle start-up che mettono i migranti al centro. Diverse piattaforme come Tech Crunch, Crunch Base, Your Story e molte altre nel mondo si sono fatte avanti raccontando da differenti angolazioni storie di start-up e start-upper, perché stanno cambiando il modo di fare impresa a livello globale.
Vi sarebbero moltissime prospettive alle quali guardare per una piattaforma pan-Europa sull’imprenditoria. Nel Vecchio Continente la recessione economica ha scosso – sia negativamente che positivamente – le aspirazioni e le motivazioni della gente; vi è ancora una preferenza considerabile per l’occupazione tradizionale e l’immigrazione è diventata uno degli argomenti più caldi di discussione. Inoltre, tre punti che generalmente rendono una conversazione sulle start-up molto interessanti sono la rottura rispetto alle aziende tradizionali, la diversità all’interno delle squadre di lavoro e negli approcci, l’apertura a imprenditrici e imprenditori inaspettati. Questo è il motivo per cui le start-up dei migranti sono di gran lunga le più appassionanti protagoniste di una piattaforma sull’imprenditoria in Europa.
Lo pensiamo in primo luogo perché rappresentano un elemento di discontinuità, in un modo molto interessante. Non solo per il rispetto verso i modelli di impresa esistenti, ma perché creano anche nuovi mercati. Per esempio, gli imprenditori migranti spesso si mettono in affari per indirizzare la domanda delle proprie comunità e successivamente fanno in modo di raggiungere una base più ampia di consumatori. In un regolare processo di questo tipo, nuove capacità sono portate e condivise creando uno spazio per nuove collaborazioni multiculturali e idee, che includono ponti coi paesi di origine.
L’imprenditoria dei migranti è diversa soprattutto per quanto riguarda il contesto. La parola “migranti” indica individui che si muovono da un posto a un altro, spesso con l’obiettivo di stabilirsi nel paese di arrivo. Questo gruppo include persone provenienti da ogni area geografica, in ogni tipo contesto finanziario e con ogni tipo status legale. Tutto ciò crea un immenso capitale che consiste in abilità, idee, conoscenza, connessioni, approcci all’impresa, standard e molto altro. Poiché questo capitale non è misurato esclusivamente in termini economici, ogni imprenditore ha un uguale potenziale per aggiungervisi.
L’imprenditoria dei migranti è aperta a nuovi imprenditori. La maggioranza degli imprenditori che con un contesto straniero alle spalle, sono più propensi ad affrontare rischi rispetto ai loro corrispondenti locali. Questo implica spesso il bisogno di vivere con risorse limitate e di incoraggiare la creatività come elemento necessario per la sopravvivenza dell’impresa. La parola hindu “jugaad” (la quale è stata considerata recentemente un elemento fondamentale nei modelli innovativi di business) spiega bene questo concetto come “creatività per fa funzionare le cose esistenti o per creare nuove cose con scarse risorse”.
Infine, abbiamo scelto lo storytelling affinché tutto quanto detto sopra diventi molto più chiaro. Le storie sono semplici, immediate e riguardano persone reali che fanno cose reali. Sono facili da leggere per tutti e facili da condividere in ogni forma. Vogliamo iniziare a raccontarle su Medium (piattaforma online che ospita il blog, ndr) perché il discorso sull’imprenditoria è già avviato e vogliamo condividere la nostra conoscenza sul capitolo dei migranti in Europa. E chissà, forse avremo presto un vero e proprio sito.
Intanto speriamo che gradiate la lettura. E se potete, non dimenticate di condividere le storie!
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