Secondo quanto riportato in due rapporti pubblicati ieri, i dodici paesi che partecipano alla strategia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per porre fine alla detenzione di richiedenti asilo e rifugiati hanno compiuto importanti progressi verso la fine della detenzione dei bambini nel corso degli ultimi due anni.
Tuttavia questi risultati vanno interpretati anche alla luce degli altri due obiettivi della strategia globale dell’Unhcr “Al di là della detenzione 2014-2019“: quello di garantire che siano disponibili alternative alla detenzione sia per legge che nella prassi e l’obiettivo per cui, nei casi in cui la detenzione sia necessaria e inevitabile, le condizioni durante la detenzione siano conformi agli standard internazionali.
La strategia è stata lanciata due anni fa per aiutare i governi ad affrontare la questione. In collaborazione con gli Stati e le organizzazioni della società civile, la strategia è stata implementata in Canada, Ungheria, Indonesia, Israele, Lituania, Malesia, Malta, Messico, Thailandia, Regno Unito, Stati Uniti e Zambia. I dati raccolti dal 2013 sono stati utilizzati come standard di riferimento e presentati in un rapporto pubblicato oggi insieme a un secondo rapporto sui progressi compiuti.
«Troppi rifugiati e richiedenti asilo, compresi minori, sono costretti a rimanere nei centri di detenzione; quando dovrebbero invece essere in un ambiente dove possano avere informazioni, supporto, privacy e accesso ai loro diritti legali», ha dichiarato l’assistente dell’alto commissario dell’Unhcr per la protezione Volker Türk, aggiungendo che nel 2015 i richiedenti asilo e i rifugiati rappresentavano il 17% di tutte le persone detenute per questioni legate all’immigrazione nei dodici paesi considerati, un dato in crescita rispetto al 12 % del 2013.
Il rapporto evidenzia miglioramenti in settori quali l’adozione di leggi e politiche per limitare o abolire la detenzione dei minori; la priorità nell’esame delle richieste di asilo da parte di minori; un migliore accesso ad informazioni appropriate all’età in un formato a misura di bambino; e una maggiore attenzione al processo di nomina di tutori qualificati.
Queste misure hanno contribuito a un calo complessivo del numero totale di minori detenuti nei dodici paesi alla fine del 2015 pari al 14 per cento, rispetto al 2014, quando tutti i paesi applicavano la detenzione di minori per finalità legate all’immigrazione. Alla fine del 2015, due paesi avevano smesso di detenere i minori richiedenti asilo.
La promozione di alternative alla detenzione, il secondo obiettivo della strategia globale, si è rivelata una sfida più difficile. Nella maggior parte dei 12 paesi non vengono prese in esame per ogni singolo caso possibili alternative prima di ricorrere alla detenzione.
Il rapporto rivela che nella maggior parte di questi dodici paesi, i richiedenti asilo sono ancora penalizzati a causa dell’ingresso e della permanenza irregolare e possono essere detenuti insieme a persone sospettate o condannate per un crimine. In stato di detenzione l’accesso alla procedura di asilo e alle garanzie procedurali, come il diritto di accesso a servizi di consulenza legale, non sono sempre garantiti nella pratica.
I dodici paesi sono stati scelti sulla base di diversi criteri, tra cui la diversità regionale e tematica, le dimensioni e la rilevanza del problema, e le prospettive di progresso nel periodo di lancio iniziale. Ogni governo ha stabilito un piano d’azione nazionale per contribuire a questo cambiamento e all’attuazione della strategia.
Per leggere i due rapporti cliccare qui.
La foto in alto è di @UNHCR
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