Ventiduemila vittime dal 2000. Gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni con il rapporto “Fatal Journeys”, realizzato nell’ambito del progetto Missing Migrants, rivelano che è l’Europa la meta più pericolosa del mondo da raggiungere per chi, in fuga dal proprio paese, non ha i documenti in regola. Le ricerche condotte sui “viaggi fatali” dei migranti hanno avuto inizio subito dopo i naufragi dell’ottobre 2013, in cui hanno perso la vita centinaia di richiedenti asilo.
Cifre elaborate sulla base dei dati offerti da governi e agenzie, perciò da considerarsi al ribasso secondo quanto afferma la stessa Oim, la quale afferma che “la raccolta dei dati sulle morti dei migranti non è mai stata una priorità per i governi di tutto il mondo“. A rendere impossibile una conta precisa delle vittime, infatti, non è solo il fatto che molti decessi avvengano in zone remote e non siano mai denunciati. «Nonostante la somma spesa per ottenere dati sul controllo della migrazione e dei confini sia elevata – sostiene Frank Lazko, a capo della squadra di ricerca Oim – pochissime agenzie raccolgono e pubblicano dati sulle morti dei migranti». Per alcuni esperti, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, per ogni corpo ritrovato ve ne sono almeno due che non saranno mai scoperti.
Il rapporto dell’Oim, tuttavia, non vuole solo ricordare i numeri di questa continua incessante strage: «È tempo di fare più della conta del numero delle vittime. È ora che il mondo si impegni a fermare questa violenza contro i migranti». Il risultato dell’atteggiamento portato avanti finora consiste in “un’epidemia di crimini contro i migranti”, denuncia l’Oim. «Le scarse opportunità di spostamento sicuro e regolare spingono i migranti nelle mani dei trafficanti, nutrendo un commercio senza scrupoli che mette a rischio le vite di persone disperate – afferma William Lacy Swing, direttore generale Oim – Dobbiamo mettere fine a questo ciclo. I migranti senza documenti non sono criminali. Sono esseri umani bisognosi di protezione e assistenza, meritano rispetto».
Il progetto Missing Migrants, aggiunge l’Organizzazione internazionale per la migrazione, è pensato per rappresentare anche uno strumento a servizio dei migranti: l’obiettivo è mettere in guardia chi decide di abbandonare il proprio paese dai rischi che alcuni viaggi comportano attraverso le testimonianze dei sopravvissuti o delle famiglie dei migranti dispersi.
Il rapporto completo: Fatal-Journeys-Tracking-Lives-Lost-during-Migration-2014
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