Di Paola Barretta
“Dakar è un centro nevralgico per la migrazione in Africa occidentale: città che attrae per la stabilità politica e la sicurezza, così come per le possibilità di impiego, di educazione e di cure medicali, ed è la ragione per cui molte persone migranti e rifugiate si fermano in città per anni prima di intraprendere un viaggio migratorio verso altri paesi africani, o l’Europa o il Nord America”. Il quadro che emerge dagli incontri realizzati dalle studentesse e dagli studenti della scuola di giornalismo del Centre d’Etudes des Sciences et Techniques de l’Information (CESTI) di Dakar, è interessante e complesso.
Le/i giovani giornalisti coinvolti nella realizzazione di brevi reportage, sotto la guida di Joe Marone, giornalista esperto di Radio RFM, scelgono di raccontare la migrazione da una prospettiva specifica: il mercato di Soumbédioune a Dakar.
È una realtà complessa in cui si mescolano le voci dolenti delle mamme che non hanno notizie di figli partiti con le piroghe e mai arrivati a destinazione, di famiglie che hanno alcuni componenti all’estero, realizzati e “felici”, e altri rientrati a seguito di esperienze negative, e pronti a ripartire. È anche una realtà in cui giovani imprenditori, dopo esperienze di lavoro all’estero, hanno scelto di ritornare nel paese natale e di avviare un’attività, nell’artigianato o nel commercio al dettaglio.
I brevi reportage raccontano anche delle difficoltà di accesso alle informazioni – sia per i giovani senegalesi sia per le persone migranti e rifugiate – sui documenti necessari per l’avvio delle attività, per la richiesta di permessi e di visti. In un contesto e in un momento storico in cui è sempre più complicato ottenere un permesso regolare di espatrio.
Le interviste raccolte dai giovani giornalisti raccontano di voci e sguardi differenti e plurali: di chi è partito dalla Nigeria e non ha scelto di restare a Dakar, alla ricerca di nuovi orizzonti, ma ha trovato un lavoro con uno stipendio buono e ha deciso di preparare altri viaggi in futuro; di chi attende, invano, di sapere cosa accaduto al figlio, partito con una piroga da Saint Louis, mai approdato; di chi sceglie di restare nel quartiere, e vendere i prodotti cucinati al mercato.
- Le testimonianze raccolte evidenziano una radice comune alla mobilità interna e alla migrazione verso l’Europa: il miglioramento delle condizioni economiche e sociali (secondo una ricerca di OIM, il 75% delle persone migranti intraprende il viaggio per ragioni economiche e familiari, https://publications.iom.int/books/migration-au-senegal-profil-national-2018 ). Una sfida che dovrà essere raccolta da chi intende guidare il Sénégal i prossimi anni.
- Gli incontri alla Scuola di giornalismo del CESTI si sono svolti nel quadro del progetto Informa, sostenuto dalla Unione europea, https://www.cospe.org/paesi/senegal/71631/informa-informazione-formazione-e-migrazioni-in-africa-occidentale/ ; https://www.facebook.com/InforMAfrique?locale=it_IT