“Com’è profondo il mare” è la webserie di 5 episodi disponibile su Repubblica.it dal 21 novembre 2016 che racconta il naufragio del 18 aprile 2015. A comporla, però, non sono immagini girate da giornalisti o operatori umanitari, ma le riprese realizzate dai superstiti con i loro smartphone.
Sul barcone inabissatosi al largo delle coste libiche e partito dall’Egitto c’erano tra le 800 e le 900 persone, i superstiti sono stati appena 28.
“Non c’è audio se non quello d’ambiente, niente voci se non le chiamate di soccorso alla guardia costiera con le richieste di soccorso – scrive Massimo Russo su Repubblica.it – la webserie risponde a un bisogno: ristabilire un criterio di realtà, farlo attraverso il video – il linguaggio del nostro tempo – e con gli occhi di chi di solito non ha voce. Webserie come questa sono esperimenti per aiutarci a comprendere, a ricordare, a sedimentare. Ci obbligano a pensare”, evidenzia il giornalista.
Alla fine dell’estate 2016 era a 11.112 il numero di morti e dispersi in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa negli ultimi tre anni. L’equivalente di un piccolo centro abitato. Il calcolo, effettuato dall’Unhcr, ha inizio con la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 persone.
“’Ma chi l’ha detto che ne muoiono così tanti? Le prove ci vogliono le prove. C’è forse una lista passeggeri e un diario di bordo sui barconi?’ si chiedono quelli con il cuore gonfio di rancore e paura. Le prove, le prove sono a duecento, trecento, quattrocento metri più sotto. Bisogna immergersi negli abissi per trovarle, ripescarle, per riportarle in superficie e mostrarle in tutta la loro crudeltà sugli attracchi di ‘Lambadoza’, come i morti-vivi del mare chiamano l’isola di Lampedusa”, è l’amara conclusione di Attilio Bolzoni, su Repubblica.it
Al momento sono quattro gli episodi già disponibili online: “Il dramma“, “Il naufragio“, “Cibo per pesci“, “Rifiuti“.
Raccontano del tragico incidente nel canale di Sicilia attraverso i suoni e le immagini registrati da chi era a bordo quella notte: lo spettatore è avvisato, la conoscenza e la consapevolezza potrebbero essere un pugno nello stomaco.
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