Dopo Piazza Guido Monaco, cambiamo musica
23 settembre 2013 alle ore 11.08
A Piazza Guido Monaco, in pieno centro ad Arezzo, un gruppo di persone (tutti i giornali locali ci hanno dettagliatamente informato sul fatto che erano rumeni) si sono affrontate fisicamente e con altri oggetti contundenti. Pare (sempre dai giornali locali) che alla base di tutta questa violenza ci siano motivi criminali riconducibili al controllo del territorio criminale (prostituzione e gestione del giro di ragazze nei locali notturni).
Finito il tutto, è cominciato il valzer della “questione sicurezza”, con una velocità elevatissima. Si sono attivati subito le associazioni di categoria, i partiti politici, i giornali e quant’altro, dando alla questione un peso di primo piano e convocando tavoli sicurezza a più livelli. È un copione che personalmente ho visto attivarsi in più occasioni nel corso degli anni ad Arezzo (e non cambia molto nel resto del paese) e sul quale più volte ho espresso un opinione. Il rischio, in queste occasioni, è di ripetersi e di dire all’incirca le stesse cose, ma quando i giornali ritornano indietro di 10 anni e rimarcano con forza le nazionalità dei criminali, anziché i gesti, forse non guasta ripetere alcuni concetti.
Penso, e in questo trovo aiuto nella Costituzione italiana, che le responsabilità penali siano personali e ognuno deve rispondere dei propri comportamenti dinanzi alla legge, davanti alla quale dovremmo essere tutti uguali senza distinzioni di sorta. E dovremmo tutti, senza distinzioni, fare in modo che la legge sia giusta e colpisca coloro che la infrangono, senza incentivare (come ahimè troppo spesso si fa) vari condoni penali.
Penso che i giornali dovrebbero raccontare i fatti e rispettare la loro deontologia professionale, senza diventare benzina per le pance dell’opinione pubblica e alimentare uno scontro culturale. Ecco come veniva trattato il fatto di cronaca di quest’estate in cui una persona è finita in prognosi riservata al San Donato:
“Prognosi riservata per traumi facciali: questa la diagnosi di una delle due vittime di una rissa scoppiata nella notte di sabato scorso, precedente alla Giostra del Saracino, in piazzetta Porta Crucifera, in pieno centro storico di Arezzo. Ad alzare le mani sono stati due uomini di 30 e 32 anni, entrambi residenti ad Arezzo, che, in probabile stato di alterazione alcolica, hanno aggredito un 34enne ed un 26enne, anch’essi aretini. Se le percosse hanno procurato al primo “solo” lievi lesioni al volto, il secondo è stato ricoverato all’Ospedale San Donato di Arezzo in prognosi riservata. I due aggressori sono stati individuati dai militari dell’arma e deferiti all’autorità giudiziaria.”
Come potete notare è chiaro, lineare e pieno di condizionali per fare comprendere che probabilmente il tutto era dovuto all’alcol, e soprattutto che individuati dai Carabinieri, sono stati “deferiti all’autorità giudiziaria”.
Invece non si usa lo stesso stile giornalistico quando si parla di stranieri, ieri albanesi, oggi rumeni e domani chissà. Addirittura oggi in un giornale locale si riporta un fatto di cronaca dal titolo “ Sangue a Pescaiola, lite per un lavoro poi i colpi di forbice” e poi sottotitoli “ denunciato 44 enne albanese per l’aggressione. Il fatto slegato a quanto successo in Guido Monaco”. Poi l’articolo proseguo con richiami continui ai fatti di Guido Monaco, come se per assioma un albanese che commette un reato, e un rumeno che commette un reato, siano legati tra di loro. O forse si vuol dimostrare, per essere smentiti dai numeri, che la criminalità e l’insicurezza che ci pervade è colpa degli stranieri? E mi sono stupito di come non abbiano citato i fatti di sangue di Pescaiola o il Far West dell’Orciolaia di qualche anno fa.
Cito un esempio per spiegarmi meglio, e senza risalire all’esportazione della Mafia negli USA, per opera degli emigrati italiani, recenti e che ci possono far capire come ci trattano negli altri paesi. In Germania, nella tranquilla cittadina di Duisburg, dopo una sparatoria violentissima sono morti 6 italiani in un regolamento di conti tra ndrine. Ecco, senza dilungarmi, ma in quella occasione i tedeschi (a ragione) ragionavano molto di più su come fare in modo che il terreno economico fosse più impenetrabile alle organizzazioni criminali e non cominciarono a “sparare” a zero sugli italiani in generale.
Mi sentieri di consigliare a molti giornalisti locali, degli ottimi percorsi di aggiornamento professionali che offre l’Associazione Carta di Roma, massima autorità sui temi media e immigrazione.
A chi invece potrebbe obiettare su possibili soluzioni, dedico questa ultima parte della nota.
Arezzo sarebbe la seconda città in Toscana per infiltrazioni mafiose e questo è un problema serio, del quale si parla molto poco. Come ci spiegano gli esperti, le mafie, i gruppi criminali organizzati si annidano laddove c’è un po’ di benessere (e nonostante tutto, e per fortuna, in questa parte d’Italia ancora c’è ne) e soprattutto dove le persone usufruiscono dei loro servizi e se vogliamo rendere Arezzo più sicura, dobbiamo colpire li.
Dobbiamo fare in modo che i giovani siano sensibilizzati sugli effetti che hanno le sostanza stupefacenti. Dobbiamo liberare la Polizia di Stato dai compiti burocratici (gestione dei rinnovi dei permessi di soggiorno) e avere più agenti sul controllo del territorio. Dobbiamo prendere i giornali di annunci e i siti di incontri e scovare (non è molto difficile) tutte le case dove tranquillamente in città di consumano rapporti sessuali a pagamento, e fare in modo che i proprietari di tali immobili non sono vengano colpiti dalla legge, ma si sentano anche socialmente in imbarazzo. Dobbiamo fare in modo che le nostre abitudini, rendano “socialmente più redditizio” l’andare al cinema piuttosto che andare al night club, dove puntualmente ci sono donne ridotte ai limiti delle libertà personale. Alla classe politica e dirigente il compito di non farci vivere alla giornata, e di costruire con i fatti le basi per una società che sia giusta, equa e rispettosa dove non siamo per niente tutti uguali, ma dobbiamo essere uguali nelle condizioni e il trattamento di partenza.
Senza proseguire negli esempi, che sono impegnativi e potrebbero essere tantissimi, dobbiamo fare in modo che l’humus nel quale regna la criminalità organizzata senza distinzione di nazionalità, venga a mancare, perché da che mondo è mondo il mercato lo regolano prevalentemente i consumatori, e se la domanda viene meno, anche l’offerta cesserà di esistere.
P.S Arezzo, con la sua storia e la sua gente, non può essere chiusa e provinciale, d’altronde anche Guido Monaco, parigino di nascita, lascio Pomposa in quanto lì erano ostili ai suoi metodi innovativi di apprendimento del repertorio musical, per stabilirsi ad Arezzo dove invece trovo terreno fertile.
Isi Ademi