Protagonismo concreto in Italia da parte delle associazioni delle diaspore al tempo del Covid19, per fornire aiuto a chi ha bisogno
Di Zakaria Mohamed Ali e Abdullahi Ahmed
L’emergenza epidemiologica che ha invaso il mondo, ha smosso la superficie di tutte le società, facendo emergere le falle che negli anni si sono sempre più ingrandite sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista sociale. L’Italia è uno dei primi Paesi al mondo per livello di contagi. Durante i mesi ha scalato su e giù la triste graduatoria, arrivando anche a superare la Cina per numero di decessi.
La lotta contro il Virus Sars-Cov-2 ha inevitabilmente messo in discussione tutto il sistema Italia (come del resto è successo a tutti gli altri Paesi del mondo) e mentre questa patologia imprevedibile decimava una generazione intera e metteva in ginocchio dal punto di vista economico e sociale milioni di persone, la società civile è stata chiamata in causa per soccorrere chi rischiava di non rialzarsi più. In un Paese in cui la povertà estrema cresceva inesorabilmente, il Covid19 ha spazzato via in poche settimane la classe media e peggiorato la situazione.
Sono state tantissime le iniziative che si sono susseguite nel corso delle settimane, vere e proprie gare di solidarietà che sembravano aver dato un respiro al termine “umanità”. In questo contesto le diaspore sono state in prima fila per affrontare insieme alla società civile e nella società civile questa situazione. Dalla musica per beneficenza alla raccolta di viveri, al lancio di una campagna di crowdfunding per contrastare la pandemia, le diaspore si sono impegnate civilmente in questo percorso così difficile. Ognuno ha dato il suo meglio, un gesto umano che indica la solidarietà di tutti.
Il ruolo dei nuovi cittadini è stato molto importante per cercare di mantenere in piedi il Paese, un Paese dove alcuni hanno scelto di abitare, altri sono nati non conoscendone di diversi ma essendo comunque etichettati come “seconde generazioni”, nuovi italiani o altro.
Singolarmente o tramite le associazioni, moltissimi hanno cercato di rendersi utili.
La campagna di crowdfunding #diasporeitalia è nata per supportare la Croce Rossa italiana. La campagna è promossa dal rappresentante delle associazioni della Diaspora nel Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo.
Studio Taxibrousse e Associazione culturale Le Réseau hanno creato una piattaforma per raccogliere le buone pratiche e la azioni bottom-up sviluppate dalle comunità locali per contenere la diffusione dell’epidemia.
L’associazione CoNNGI (Coordinamento nuove generazioni italiane) ha lanciato on line un servizio di sostegno scolastico per lo svolgimento dei compiti in favore dei bambini che provengono dalle scuole del territorio italiano.
Hamef Onlus di Napoli si è attivata da subito per dare vita ad una rete solidale sul territorio, in grado di supportare famiglie in difficoltà.
L’associazione GenerAzione Ponte, con il progetto “Insieme vicini nella lontananza” riesce con i propri volontari a raggiungere rifugiati, famiglie in difficoltà e studenti per fornire supporto sociale e supporto educativo/culturale.
L’associazione Mosaico Refugees, ha diffuso tra rifugiati e i richiedenti asilo le informazioni sulle misure da adottare per il contrasto e la prevenzione del contagio da Covid19, oltre ad aver partecipato alle iniziative del territorio per la distribuzione di beni in favore dei cittadini più bisognosi.
Anche il mondo degli artisti ha cercato di dare il proprio contributo: Jo Choneca ha coinvolto la diaspora mozambicana in Italia, dando vita alla canzone Tudo vai dar certo – Tutto andrà bene.
Anche i singoli hanno voluto far sentire la propria presenza. A Roma un giornalista e attivista somalo ha scambiato una lezione online sulla preparazione dei sambusa con acquisto di beni di prima necessità da donare alla comunità di Palazzo Selam, colpito dall’epidemia e diventato per diverse settimane zona rossa presidiata dall’esercito italiano.
La specifica che qui viene fatta sul contributo delle diaspore ha il solo scopo di raccontare un pezzo della società che in questo periodo ha alzato la testa, nella consapevolezza che non c’è colore della pelle che possa fare la differenza in uno stato di bisogno così acuto. Mai come in questo momento serve sentirsi popolo di un unico grande Paese: il mondo.
Per ulteriori approfondimenti:
Reggio Emilia – Il contribuito della Comunità Ghanese
Carpi – La Comunità Pakistana
Milano – Infermiera ed ex rifugiata dalla nigeriana
CONNGI
Torino – Generazione Ponte?
CastelFranco – Il ruolo della Comunità Islamica
Parma – Comunità Senegalese
Sardegna – Rete territoriale diaspore Sardegna
Roma – Associazione Questa è Roma
Napoli
Articolo realizzato in collaborazione con