Rilanciamo l’articolo pubblicato da Saverio Bellizzi, medico epidemiologo di Medici senza frontiere, all’interno del suo blog, sull’Huffington Post.
Di Saverio Bellizzi, per Huffington Post
I recenti casi di meningite in Italia hanno dato il via a polemiche di varia natura sull’accoglienza e sui flussi migratori. Quando si parla di malattie gravi e contagiose, l’informazione deve essere scrupolosa, attenta e non fuorviante e purtroppo sono in molti a parlarne in maniera inappropriata.
Questa ennesima strumentalizzazione offre l’occasione per riflettere, una volta di più, sull’errata associazione tra il fenomeno migratorio e i problemi di salute pubblica, e sulla sua lettura strumentale imperniata su luoghi comuni piuttosto che su evidenze scientifiche.
Nel caso specifico, la maggior parte dei casi di meningite avvenuti in Toscana e in altre regioni sono imputabili al meningococco di tipo C già presente sul territorio italiano e dunque non importato dall’Africa dove, pur essendo presente, ha una diffusione inferiore rispetto ai sierotipi A e W 135.
La meningite da meningococco è un’infezione batterica severa che può risultare fatale nel 50% dei casi se non curata, soprattutto tra i bambini e le fasce a rischio. Tra i vari batteri causa di meningite, la Neisseria Meningitidis provoca la diffusione della malattia in sei delle sue 13 diverse varianti (A,B,C,W,X e Y). La trasmissione avviene in ambienti affollati e in stretto e prolungato contatto con una persona infetta, tramite il respiro e le secrezioni faringee e ha un periodo di incubazione che varia dai 2 ai 10 giorni, risultando contagiosa solo nella fase acuta e nei giorni immediatamente precedenti l’esordio.
Si stima che il 10-20% della popolazione italiana sia affetto da Neisseria Meningitidis nella propria faringe, fungendo di fatto da portatore, senza sviluppare la malattia. Pertanto, non esiste alcun fondamento scientifico di correlazione tra i casi di meningite, recentemente diagnosticati in Italia, e la presenza di migranti.
Neanche l’epidemia di meningococco di tipo C che colpì nel 2015 il Niger, cronologicamente distante dagli attuali episodi, può essere scientificamente messa in relazione con quanto accade oggi nel nostro paese.
Inoltre, come riportato anche dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultimo anno i casi di meningite da meningococco in Italia sono stati circa 190 mentre l’anno precedente si sono registrati 196 casi, per cui si tratta di un andamento stabile che, in buona sostanza, conferma che non siamo in presenza di un’emergenza meningite in questo momento.
La vaccinazione, in ogni parte del mondo, rimane il metodo più efficace per contrastare la diffusione della meningite batterica e per proteggere dalla malattia non solo il singolo ma anche la comunità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le vaccinazioni di massa sono state capaci di prevenire sino al 70% di casi in Africa: MSF, che da anni combatte attivamente le epidemie di meningite in Africa subsahariana e si occupa attivamente sul fronte della prevenzione, nel 2015 ha vaccinato 326.100 persone contro la meningite nei paesi in cui opera.
Occupandoci anche attivamente della salute dei migranti, ci teniamo a ribadire che essi non rappresentano un rischio per la salute pubblica. È allarmante che continuino a circolare notizie false a questo proposito. Nel corso di oltre dieci anni di attività mediche in Italia, MSF non ha memoria di un solo caso in cui la presenza di immigrati sul territorio sia stata causa di un’emergenza di salute pubblica.
Una corretta informazione è lo strumento fondamentale per sgombrare il terreno dai luoghi comuni, dagli allarmismi e dai falsi miti.
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