Mentre esce il Rapporto del Centro Astalli, il mondo è attraversato da una gravissima crisi internazionale che mette in discussione la visione del futuro. Il 2023 è stato un anno caratterizzato da sfide globali senza precedenti: tensioni geopolitiche, conflitti che hanno scosso diverse regioni in tutto il mondo, mentre politiche migratorie, restrittive, di chiusura – se non addirittura discriminatorie -, acuiscono precarietà, esclusione e marginalità delle persone migranti. Alto è il prezzo che stanno pagando i rifugiati anche in Italia per la mancanza di investimenti in protezione, accoglienza e inclusione: aumento delle vulnerabilità fisiche, sanitarie e psicologiche a seguito di viaggi sempre più lunghi e difficili, in mano ai trafficanti, in assenza di vie alternative legali di ingresso; ostacoli burocratici per l’accesso alla richiesta di protezione; un ridotto numero di posti in accoglienza; tagli ai costi dei servizi di inclusione; mancanza di opportunità abitative autonome e conseguente impossibilità a immaginare un futuro; marginalizzazione: sono solo alcune delle criticità che emergono dalla lettura del Rapporto annuale 2024 del Centro Astalli.
Aumentano marginalità e disuguaglianze: la precarietà delle persone rifugiate è la vera emergenza.
In tutti i servizi del Centro Astalli si sono fatti sentire forte gli effetti dell’inflazione e delle decretazioni d’urgenza emanate dal Governo in materia di immigrazione, che hanno fatto salire esponenzialmente i numeri delle richieste di aiuto per tutto l’arco dell’anno appena trascorso.
Sono sempre di più i rifugiati e i richiedenti asilo che vivono in strada, hanno sistemazioni precarie sul territorio di Roma (e non solo) e necessitano di un accompagnamento strutturato. Numerose anche le difficoltà manifestate da singoli e nuclei monoparentali nel far fronte al rincaro delle materie prime. Azioni di contrasto a situazioni di marginalità si dimostrano particolarmente urgenti nel caso di donne sole con figli (in aumento del 40%), in cui la madre detiene in modo esclusivo le responsabilità di accudimento e mantenimento, per cui è stato necessario, presso il servizio di orientamento e accompagnamento sociale, realizzare attività specifiche tese all’attivazione della rete istituzionale di riferimento, con i servizi socio- sanitari e le istituzioni scolastiche.
Gli accessi ai servizi di prima accoglienza (mense, docce, distribuzione vestiario, ambulatori) sono alti in tutti i territori. Più di 2.600 utenti hanno usufruito della mensa di Roma che ha distribuito oltre 67mila pasti (erano stati poco più di 46mila nel 2022, con un aumento del 45%): tra loro il 28% (1 persona su 3) è richiedente asilo. È aumentata la presenza di donne migranti, incremento dovuto al gran numero di ucraine, titolari di protezione temporanea, che dall’inizio del conflitto e per molto tempo a seguire non hanno avuto la necessità di rivolgersi a servizi di bassa soglia – probabilmente grazie alla campagna mediatica a loro sostegno -, ma anche di cittadini peruviani, colombiani e venezuelani, in fuga dai loro Paesi a causa di situazioni di violenza generalizzata e di insicurezza sociale.
A Palermo i volontari riscontrano un aumento della povertà assoluta: sono infatti raddoppiati gli accessi ai servizi di prima accoglienza offerti dall’Associazione.
A Trento, è stato potenziato il servizio dei dormitori notturni dove si è riusciti a dare accoglienza a 177 richiedenti asilo senza dimora.
Aumentano marginalità, disuguaglianze ma anche le complessità delle situazioni di cui le persone migranti sono portatrici.
Vulnerati e dimenticati: le frontiere dell’accoglienza di cui non si vuole parlare
I processi di semplificazione in atto nel tentativo di contenere le migrazioni, non solo sono destinati a fallire nel tempo, ma rendono gli spostamenti e i viaggi dei migranti ancora più mortali e difficili.
Sono 8.541 le persone che hanno perso la vita lungo le rotte migratorie di tutto il mondo nel corso del 2023, anno in cui sono stati registrati più morti in assoluto: 3.105 le persone morte e disperse nel mar Mediterraneo, più di 29mila in totale le vittime dal 2014 (dati OIM).
Le risposte politiche a queste tragedie hanno visto l’inasprimento del contrasto all’attività delle navi umanitarie, la realizzazione di accordi economici per dissuadere gli arrivi, aumentare i rimpatri e cooperare con regimi antidemocratici; l’emanazione di regole di accesso più rigide per i richiedenti asilo in Europa, compresi i minori, mettendo una seria ipoteca sul rispetto dei diritti di persone già duramente provate da situazioni caratterizzate da persecuzioni e violenze subite nei Paesi di origine e in quelli di transito. Strategia onerosa quella dell’esternalizzazione delle frontiere, unita alla pratica dei respingimenti e delle espulsioni illegali, con metodi brutali e coercitivi lungo le rotte europee, con la conseguenza che centinaia di migliaia di persone rimangono imprigionate in terre di mezzo, e vedono aumentare il carico dei traumi a cui sono sottoposti.
Lo stato generale di fragilità trova riscontro nelle quasi 10mila visite mediche, di base e specialistiche svolte presso il SaMiFo (+15% a fronte di un’utenza aumentata solo dell’1,6%). Oltre alla vulnerabilità evidente per persone portatrici di condizioni oggettive (anziani, minori, donne in gravidanza ecc.) o di diagnosi già acclarate, esiste nel mondo dei rifugiati una vulnerabilità più nascosta, spesso legata ai traumi vissuti e non ancora elaborati che per emergere e cominciare una cura ha bisogno di tempo, attenzione e di un’accoglienza dentro luoghi idonei. Pensare di riservare un’accoglienza (sia in termini di alloggio che di documenti) ai soli soggetti vulnerabili, significa scegliere di contribuire ad accrescere il numero delle persone vulnerabili.
L’accoglienza mancata: un duro colpo ai percorsi di integrazione dei migranti forzati
Dal 2017 al 2022, parallelamente alla diminuzione del numero degli sbarchi, il sistema di accoglienza dei titolari di protezione internazionale (vedi SAI) è stato progressivamente contratto, stravolto e svilito, lasciando fuori dalla sua competenza anche i richiedenti asilo. Negli anni si è rafforzato il ruolo dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e anche in questo caso, a livello politico, ci si è più volte espressi per un’ampia distribuzione degli ospiti in piccole strutture, per poi al contrario favorire grandi concentrazioni di persone e il taglio di molti servizi di inclusione. Tutto questo ha reso più difficoltosa l’emersione e la cura tempestiva delle vulnerabilità e, non a caso nei centri gestiti dal Centro Astalli in convenzione con il SAI, ma anche negli alloggi di semi-autonomia messi a disposizione da Congregazioni religiose, si registra un elevato numero di persone sempre più vulnerabili. Su un totale di 235 persone accolte dal Centro Astalli a Roma, 1 persona su 6 è stata vittima di tortura e violenza, e 1 persona su 5 ha una vulnerabilità sanitaria.
L’accoglienza da diritto sta diventando una concessione, e spesso intesa come luogo di confinamento più che occasione per ricominciare un’esistenza progettuale. Un sistema di accoglienza pubblico che si frammenta e rimanda le opportunità di inclusione a una “seconda fase” accessibile a pochi è lesivo di percorsi di accoglienza e integrazione. Se guardiamo al quadro d’insieme del 2023 dal globale al locale, la questione migratoria non viene certamente affrontata dal punto di vista delle persone che si mettono in viaggio.
La trasformazione del sistema di accoglienza in Italia ha inferto un duro colpo a quell’accoglienza diffusa che ha caratterizzato negli ultimi anni l’impegno di molte realtà a servizio dei migranti forzati.
Le realtà della Rete territoriale del Centro Astalli nel 2023 hanno accolto complessivamente 1.177 persone, secondo un modello di intervento che mette al centro la promozione della persona e che costruisce integrazione dal primo giorno.
L’accoglienza diffusa, che porta con sé una quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un’Italia diversa, più preparata a cogliere le opportunità dell’incontro.
Per questo il Centro Astalli ha continuato a investire in forme di co-housing tra studenti universitari rifugiati e italiani. Due dei ragazzi ospitati, provenienti dal Sud Sudan e dal Burundi, sono arrivati a Roma grazie al programma dei Corridoi universitari per rifugiati (UNICORE) promosso dall’UNHCR.
Il tramonto del diritto di asilo: se la burocrazia diventa un’arma di discriminazione
Con il passare degli anni l’iter burocratico che affrontano i migranti forzati per il rilascio del permesso di soggiorno sta diventando sempre più lungo e farraginoso. Vite instabili si scontrano con i cambiamenti delle normative e delle prassi dei singoli uffici, che rendono ogni questione burocratica un potenziale labirinto senza uscita. Ad attese lunghe, anche dodici mesi per il rilascio di un documento temporaneo, idoneo ad esempio all’accesso a servizi pubblici e alla ricerca di lavoro, si sommano gli ostacoli amministrativi che ne derivano, come l’impossibilità dell’ottenimento dello SPID, dell’apertura di conti bancari, dell’attivazione di tirocini e contratti lavorativi.
Nel 2023 il Centro Astalli, grazie al sostegno dell’Elemosineria Vaticana, ha erogato contributi per il pagamento delle tasse necessarie al rilascio del permesso di soggiorno e titolo di viaggio per 463 rifugiati, perlopiù nuclei familiari originari dell’Afghanistan. Nel momento in cui le persone iniziano, con difficoltà, il loro percorso in Italia viene loro chiesto un pagamento non irrilevante.
Più soli, invisibili, marginalizzati, spaesati, numerosi sono stati i cittadini stranieri che si sono rivolti agli sportelli del servizio legale con permesso di soggiorno per Protezione speciale in scadenza.
Se pensiamo che in passato questa forma di protezione veniva concessa dalle Commissioni Territoriali allo scopo di “sanare” diversi tipi di situazioni, ci rendiamo facilmente conto delle conseguenze negative che le decisioni politiche prese avranno su molte persone.
→ Cfr. Prendersi cura (dati Accettazione, Servizio di orientamento legale), Inclusione sociale (dati Servizio di orientamento e accompagnamento sociale, Sportello di orientamento e ricerca lavoro), Progetti realizzati nel 2023
(Costruire la città futura con i rifugiati, AIDR), Rete territoriale
L’inclusione sociale dei rifugiati rappresenta un’opportunità di crescita per l’intera società
Promuovere l’integrazione dei rifugiati significa assumerne la corresponsabilità, mettendosi al fianco dei migranti, accogliendo e valorizzando le loro necessità e aspirazioni. I progetti realizzati sono stati in buona parte centrati sul potenziamento dei servizi e delle attività finalizzate a questo obiettivo. In molti casi, per rispondere a richieste di supporto di primaria importanza, quali la povertà alimentare, la sicurezza abitativa e l’accesso alle cure mediche, si è reso utile erogare contributi messi a disposizione grazie a progetti finanziati da enti pubblici e privati.
La lingua è un elemento indispensabile perché garantisce accesso all’istruzione, alla formazione professionale, al lavoro e alla socialità, essenziali nella costruzione del percorso verso l’autonomia e di una dimensione concreta di cittadinanza. In tutti i territori della Rete, è stato rafforzato il servizio della scuola di italiano, con un’attenzione particolare per i più piccoli per i quali sono stati attivati numerosi doposcuola.
Da sempre l’educazione è priorità caratterizzante l’azione dei gesuiti in favore dei rifugiati in tutto il mondo.
Garantire loro l’accesso e il diritto allo studio significa offrire un futuro diverso a molti giovani che spesso hanno conosciuto solo guerra, violenza e distruzione nella loro vita, per metterli nelle condizioni di investire con creatività sul proprio futuro.
Nel corso dell’anno il servizio di accompagnamento all’autonomia a Roma ha sostenuto 659 persone.
Diverse le possibilità di inserimento lavorativo, in particolare per i giovani tra i 18 e i 29 anni, ma spesso con contratti di breve durata, fenomeno che ha inciso negativamente sulla possibilità per i migranti di emanciparsi da una progressiva precarizzazione.
Promuovere l’autonomia delle persone rifugiate significa abbattere le barriere che si frappongono a un’integrazione piena e autonoma, per questo nel corso dell’anno sono state realizzate attività volte a favorire anche la loro inclusione finanziaria ed è proseguita l’attività di contrasto al digital divide con lo scopo di garantire l’accesso di rifugiati e richiedenti asilo ai servizi della Pubblica Amministrazione.
→ Cfr. Inclusione sociale (dati. Servizio di orientamento e accompagnamento sociale, Sportello lavoro e
accompagnamento all’autonomia), Progetti realizzati nel 2023 (Dot2Dot, Interculturazione, Stand together, Comunità
resilienti, Interconnessioni), Rete territoriale.
Oltre l’accoglienza: migranti e diritto all’abitare
Il diritto all’abitare rimane ancora per molti migranti forzati una chimera. I percorsi abitativi di chi esce dal sistema di accoglienza risultano sempre più ardui, spesso aggravati dall’assenza di reti di comunità solide sul territorio e dallo stigma criminalizzante che li accompagna nel discorso pubblico. In questo contesto, l’affitto breve a fini turistici, specialmente nelle grandi città, negli ultimi anni ha rappresentato un potenziale elemento di aggravamento del disagio abitativo delle fasce di popolazione più deboli.
Il mancato accesso al mercato della casa, insieme all’evidente insufficienza di percorsi di accompagnamento in uscita dall’accoglienza, finisce dunque per costringere le persone a situazioni di disagio abitativo estremo, quali la convivenza forzata o la vita per strada. Nel 2023, la Rete territoriale del Centro Astalli ha affrontato le sfide derivanti dall’inflazione e dalla conseguente marginalità economica e sociale che colpisce le persone richiedenti asilo e rifugiate cercando di favorire il raggiungimento di una stabilità lavorativa e abitativa e in generale degli strumenti (non solo economici) per orientarsi nel mercato della casa.
→ Cfr. Accoglienza, Inclusione sociale (dati: Servizio di orientamento e accompagnamento sociale), Progetti realizzati
nel 2023 (Home Sweet Home), Rete territoriale
Investiamo nel patrimonio sociale delle nostre comunità
La società italiana è una società multiculturale nella quale, tuttavia, oggi non assistiamo al moltiplicarsi di processi di coesione, scambio e incontro. Crediamo sia importante investire nel patrimonio sociale delle nostre comunità, valorizzando le diversità che le possono rendere più ricche e forti. In tutte le realtà della Rete territoriale del Centro Astalli si costruiscono ogni giorno spazi di cittadinanza e giustizia, cercando soluzioni che vengano incontro alle esigenze dei rifugiati e della società che li accoglie.
Nei progetti di sensibilizzazione sul diritto di asilo e sul dialogo interreligioso, realizzati in più di 200 istituti scolastici di 19 città italiane, sono stati coinvolti 31.441 studenti. Un numero che incoraggia e motiva nella costruzione di comunità in cui giovani italiani e migranti siano insieme protagonisti.
Siamo sostenuti in questo impegno dalla collaborazione convinta ed indispensabile di 737 volontari: italiani, stranieri, o seconde e terze generazioni di migranti in Italia e anche rifugiati, che desiderano impegnarsi per una società più aperta e più giusta.
→ Cfr. Attività culturali, Campagne e advocacy, Progetti realizzati nel 2023 (Nuove storia, One class, one world, Percorsi)
Progetti per le scuole, Volontariato, Rapporti con i media, Rapporti internazionali, Rete territoriale.
Il Centro Astalli in cifre
Utenti 2023: 22.000, di cui 11.000 a Roma
Volontari: 737
Enti della Rete Territoriale del Centro Astalli: 8
Pasti distribuiti presso la mensa di Via degli Astalli: 67.231
Persone ospitate in strutture d’accoglienza: 1.177
Studenti incontrati nell’ambito dei progetti Finestre e Incontri: 31.441