A cura di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg
Non basta essere “a posto in coscienza” in relazione al dramma dei profughi e alle tante morti nel Mediterraneo: sarebbe necessario fare di più, e in una logica non emergenziale. Ciò nonostante è apprezzabile che nella settimana appena trascorsa caratterizzata dai continui naufragi e dominata dalla storia della neonata giunta orfana sul suolo italiano, l’informazione mainstream abbia trasversalmente manifestato “orgoglio” per la capacità italiana di salvare vite “senza se e senza ma”. Questo “orgoglio”, per fortuna totalmente scevro da venature nazionalistiche, viene richiamato da Enrico Mentana nella conduzione del suo Tg, da Tg2 che giovedì lo inserisce nei titoli della sua edizione serale, da Tg5 che vi dedica venerdì la copertina plaudendo al lavoro dei militari italiani, da Tg4 che propone lunghi approfondimenti sulla questione profughi e sull’accoglienza.
“Sulla carta”, anche al G7 giapponese tutto sembra essere andato per il verso giusto, con i “grandi” che apprezzano la proposta italiana del migration compact e Renzi che, “sintonizzato” con i drammatici naufragi che si sono succeduti, ribadisce che salvare le vite umane è un compito che l’Italia svolge e intende svolgere comunque, nella “trepida attesa” che anche l’Europa si muova veramente e non solo per blindare confini e chiudere rotte che generano problemi di politica interna.
A proposito di contraddizioni evidentemente legate a rapporti di forza nei singoli paesi, i Tg di lunedì hanno segnalato che anche dopo la vittoria “verde” al ballottaggio austriaco che ha scongiurato la prima presidenza europea impersonata da un leader xenofobo e razzista, Vienna ha deciso di procedere nella costruzione del “muro” al Brennero, la qual cosa attesta che molta strada è ancora da fare per produrre una reale politica europea che accompagni le migrazioni bibliche che segneranno i prossimi decenni.
Oltre all’ “orgoglio” con cui abbiamo esordito, non è che anche da noi non manchino problemi. Ne fa testo Tg4 che venerdì segnala le tante afasie e difficoltà nell’organizzazione dell’accoglienza in diverse aree del Paese.
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