Sono il decreto illustrato da Minniti e le affermazioni del Papa gli argomenti protagonisti dell’informazione televisiva sull’immigrazione
Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg
Nella settimana appena trascorsa l’informazione mainstream sul tema profughi ha mostrato un’attenzione spesso sfocata e “a macchia di leopardo”.
Lunedì sera i dati degli arrivi nel mese di gennaio sono stati in primo piano su Tg4 e ampiamente illustrati da Tg5. Il +64% rispetto al corrispettivo periodo del 2015, segnala che anche in piena stagione invernale i flussi non si riducono. Nei giorni successivi l’informazione di serata non è stata però prodiga di aggiornamenti sulle centinaia di disperati salvati in mare e giunti in Sicilia.
Mercoledì Tg2 ha ripreso il forte intervento di Papa Francesco nella giornata europea contro la tratta di esseri umani.
Ma è soprattutto venerdì sera che i tg hanno mostrato attenzioni assai diverse, se non opposte. Tg4 e Studio Aperto, tradizionalmente i più “allarmisti” sul tema profughi, hanno totalmente “glissato” sulla conferenza stampa del premier Gentiloni e del ministro degli Interni Minniti nella quale sono stati illustrati i provvedimenti del nuovo decreto su accoglienza e rimpatri.
Queste novità, che per il governo non significano “chiusura”, ma migliore organizzazione, sono state invece ampiamente illustrate dai tg Rai, da TgLa7 ma anche da Tg5, comparendo nei titoli e in apertura su Tg3 e Tg1. L’istituzione di nuovi Cie di ambito regionale, la velocizzazione delle operazioni di riconoscimento del diritto d’asilo e dei rimpatri, il ricorso al lavoro volontario, la creazione di sezioni specializzate in 14 tribunali e la riduzione a 2 dei gradi di giudizio cui i migranti possono adire in caso di esito negativo delle loro richieste, sono state variamente accolti dal mondo delle associazioni e del terzo settore, ma certamente rappresentano un tentativo organico di intervento sull’intera materia di cui si sentiva il bisogno.
C’è da augurarsi che il mondo dell’informazione segua con attenzione ciò che accadrà nei prossimi mesi, per evitare che la dichiarata “riorganizzazione” non risulti funzionale solo alle paure di alcuni settori dell’opinione pubblica, ma al contrario produca un’accoglienza più adeguata per tanti disperati.