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E i giornalisti continuano a chiamarla “emergenza”

Dalla commemorazione del naufragio del 3 ottobre 2013 ai tanti sbarchi, immigrazione presente nei telegiornali

Di Alberto Baldazzi

Nel linguaggio giornalistico persiste inspiegabilmente l’uso dell’espressione “emergenza profughi”, mentre il dramma delle diverse “rotte” e, dopo la blindatura di quella balcanica, principalmente di quella che attraversa il Canale di Sicilia, non  ha da anni più nulla di “emergenziale”, rappresentando una costante che è specchio dell’incapacità di affrontare la questione da parte dei paesi europei.

Non a caso alla ripartenza dell’analisi quotidiana dei tg di primetime troviamo lunedì scorso la commemorazione del terzo anniversario della strage dell’Isola dei Conigli davanti a Lampedusa. Tutti i tg di serata se ne occupano, con l’eccezione di Tg4, aggiornando il bilancio dei salvataggi e delle vittime degli sbarchi e dei naufragi delle ore precedenti (titoli per Tg1 e Tg5).

All’Italia lasciata sola nell’opera di salvataggio di vite umane e alle tante polemiche e chiusure che caratterizzano il dibattito europeo, sempre lunedì  si aggiunge il mancato quorum per il referendum ungherese contro l’accoglienza delle quote di richiedenti asilo (nei titoli per Tg3 e TgLa7). Un piccolo “sospiro di sollievo” in un quadro dalle tinte assai fosche, come commenta  Enrico Mentana.

Nei giorni successivi il bilancio dei 10.000 e più salvataggi operati dalle unità impegnate nel Mediterraneo torna nei titoli di Tg3 e Tg5. Mercoledì sera ampio spazio in Rai, su La7 e Tg5 alla neo premier Teresa May che sollecita la “schedatura” dei lavoratori stranieri (europei e no) da parte delle aziende, con l’obbiettivo di privilegiare quelli britannici.

Di fronte a tanti evidenti segnali di chiusura, la decisione Onu di eleggere alla nuova Segreteria il portoghese Guterres, ex Alto Commissario per i Rifugiati, appare in controtendenza e indirettamente indica l’esigenza di un governo mondiale del fenomeno, come segnalano diverse testate a partire da mercoledì.

Il tema profughi attraversa anche il dibattito sulla legge di stabilità e l’atteggiamento della Commissione Ue sulle richieste italiane di scorporare nel rapporto deficit-Pil le spese sostenute dall’Italia per i salvataggi e l’accoglienza. Conseguentemente compare in quasi tutti i servizi di economia per l’intera settimana.

Segnaliamo infine, senza commentarla, la decisione del Tg4 di martedì sera di abbinare nello stesso titolo la notizia dei presunti autori di uno stupro a Roma con quella dello sbarco di migliaia di profughi e disperati salvati dalle unità italiane.

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