Mentre le sterili polemiche continuano a essere assenti, l’informazione televisiva tratta correttamente il quadro complessivo
Di Alberto Baldazzi
Nell’informazione televisiva della settimana appena conclusa si impone correttamente l’attenzione ai territori devastati dalle guerre che generano il flusso di disperati, insieme alla consapevolezza che le risposte europee sono insufficienti e contraddittorie. Da segnalare in primo luogo la copertura delle testate del servizio pubblico da Aleppo, città devastata dai bombardamenti che ha prodotto 50.000 sfollati che rimangono bloccati alla frontiera con la Turchia. Le condizioni drammatiche nei campi profughi in questo paese sono state “toccate con mano” dalla Cancelliera Merkel, come riportato lunedì sera fin dai titoli da Tg1, Tg3 e TgLa7. Sempre per TgLa7 venerdì l’ipotesi di tregua in Siria prodotta dagli incontri di Monaco viene definita “un miraggio”, mentre le truppe di Assad assistite dai bombardamenti russi procedono nella riconquista dei territori in mano ai ribelli. Questi fatti attestano come le violenze dell’Isis – le uniche che nei mesi scorsi hanno attirato l’attenzione europea – sono solo uno degli elementi del drammatico puzzle mediorientale.
L’Europa intanto procede in ordine sparso sul tema dell’accoglienza, ma il minimo comune denominatore è sempre più rappresentato dalla tendenza a chiudere le frontiere e a lasciare soli i paesi più esposti a quelle esterne all’Unione e a Schengen (Grecia ed Italia). Le tensioni tra Grecia e Macedonia (Tg3 di mercoledì), “lo schiaffo” (TgLa7 di venerdì) della minaccia austriaca di blindatura delle frontiere al Brennero, gli sgomberi di Calais e le sterili polemiche (Tg5 di mercoledì) dei paesi del nord Europa sul parziale avanzamento nella costruzione degli hotspot con le minacce di espulsione da Schengen della Grecia, proiettano una luce sinistra sulla prospettiva di una comune gestione delle tematiche dell’accoglienza e della redistribuzione dei profughi.
In questo quadro deprimente correttamente rappresentato dai media mainstream, consola l’assenza di quelle sterile polemiche che per tanti mesi hanno caratterizzato il dibattito interno su profughi ed accoglienza.