Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg
I salvataggi in mare degli ultimi giorni hanno superato le 2.000 unità, ma l’attenzione dei tg al tema dei profughi non è più “di moda”. Nella settimana appena passata altri temi, soprattutto politici, hanno attratto l’attenzione dell’informazione mainstream. Il Tg3 è la sola testata che ha mostrato attenzione alla rotta libica, segnalando martedì e mercoledì il bilancio drammatico delle 74 vittime riportate a riva dalla corrente, e riprendendo la testimonianza di un sopravvissuto che ha raccontato di aver pregato invano gli scafisti di tornare indietro, viste le cattive condizioni del mare. Anche l’attentato al leader libico Al Serraj, sintomatico delle difficoltà che attraverso il governo cui l’Italia e l’Europa hanno affidato parte delle speranze per la gestione dei flussi di profughi, lunedì sera interessa solo Tg3. Un’altra solitaria citazione, sempre sul fronte del dramma di chi cerca di raggiungere l’Europa dalla Libia, è rintracciabili su Tg5 di giovedì.
In compenso la “minaccia” rappresentata dagli stranieri è sbandierata in numerosissimi servizi da Tg4 e Studio Aperto i quali, selezionando i fatti di cronaca con questo obbiettivo predeterminato, proseguono in una linea editoriale che sembra voler addebitare all’immigrato ( europeo e non, o rom, non conta) buona parte dei mali del Paese.
Martedì sera tutte le testate hanno ripreso le dimissioni del responsabile dell’Unar, avvenute in seguito alla messa in onda di un servizio de Le Iene secondo il quale tra gli assegnatari di un recente bando emanato dall’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale vi è un’associazione promotrice dei diritti lgbt la quale, nei suoi circoli territoriali, tollererebbe attività.quali la prostituzione; sul caso stanno ora svolgendo adeguate indagini le autorità preposte. Quello che ci ha sorpreso è la cultura istituzionale di alcuni rappresentanti della destra che, come riportato da diversi tg nella serata di martedì, hanno chiesto la chiusura dell’Unar, ovvero di un soggetto costituito in risposta a una direttiva Ue e che, conseguentemente, esiste anche negli altri stati membri dell’Unione.
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