Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg
In una settimana in cui l’attenzione del mainstream è stata quasi completamente assorbita dalle stragi di Bruxelles e dalla caccia agli attentatori islamisti, il tema profughi che aveva dominato la fase precedente è stato quasi “archiviato”. Il farraginoso e contraddittorio accordo con la Turchia per la chiusura della rotta balcanica e le prospettive dei flussi crescenti su quella libica, certamente torneranno nei prossimi giorni ad esigere spazio nei servizi e nei commenti dell’informazione di prima serata.
Da ricercare quasi con la lente, quindi, le scarse presenze sul tema. Martedì Tg3 ha prodotto probabilmente il servizio più interessante segnalando le reazioni dei profughi accampati alla frontiera di Idomeni tra Grecia e Macedonia alla notizia degli attentati di Bruxelles. La solidarietà alle vittime gridata a piena voce e simboleggiata dai bambini che esponevano cartelli improvvisati con la scritta “Sorry for Bruxelles”, conferma che il terrorismo nulla ha a che fare con i flussi dei profughi che fuggono proprio dalla guerra e dall’Isis. Di tutt’altro tenore le riflessioni di Tg4 che, sempre martedì, va alla ricerca della radicalizzazione tra le comunità islamiche delle periferie di Roma e Milano e che tuona contro la pericolosità delle moschee “illegali” nel nostro territorio, denunciano il multiculturalismo come la piaga di un’Europa “non più europea”.
Per converso Tg2 propone una riflessione non banale sui ben ordinati quartieri islamici di Parigi e Bruxelles, segnalando che non basta la dimensione del “ghetto” a spiegare la radicalizzazione degli immigrati di seconda e terza generazione. Lo stesso Tg2 venerdì sera è la testata che dà maggiore spazio alla visita di Renzi a Lampedusa per ringraziare gli abitanti dell’isola della decisiva funzione svolta oramai da anni nella prima accoglienza dei disperati dei barconi in un lembo di terra che dimostra di essere tutt’altro che una periferia, ma un cuore pulsante in grado di indicare all’intero continente la via da percorrere.
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