Di Alberto Baldazzi, Osservatorio Tg
In una settimana in cui si è assistito ad una commistione alquanto spuria tra immigrazione, profughi, controllo e ripristino delle frontiere, rischi legati al terrorismo, inevitabilmente l’informazione tv ha dedicato ambio spazio a questi temi. Partendo “dalla coda”, ieri, venerdì, la nuova strage sulla tratta del Mare Egeo (45 i morti, di cui 20 bambini) ottiene l’apertura su Tg1 e Tg3, e titoli su tutte le testata salvo Studio Aperto. Alle immagini, che purtroppo si ripetono sempre uguali, dei salvati dai barconi, si contrappongo quelle delle grandi riunioni della Commissione Europea. “Schengen traballa ma non crolla” riassume nel titolo TgLa7, segnalando come le posizioni di Italia e Germania convergano nella difesa del principio di libera circolazione. Buono approfondimento del Tg2 sull’Europa prima e dopo Schengen. Tg3 riprende nei servizi le denunce rivolte da Amnesty International al governo turco, colpevole di oppressioni e violenze sui migranti ospiti nel suo territorio.
Le stragi in mare hanno ottenuto attenzione soprattutto da parte del servizio pubblico.
I nuovi morti nel Mare Egeo (11, di cui 3 bambini) giovedì trovano spazio sui titoli e nei servizi dei soli Tg Rai. Da segnalare il buon approfondimento del Tg2 sui “migranti di ritorno”, ossia quelle migliaia di profughi che, respinti dai paesi del Nord Europa a cui hanno chiesto asilo, convergono di nuovo verso l’Italia. I nuovi attacchi dell’Isis in Libia e le proteste che montano in Tunisia vengono coperte, rispettivamente, da Tg1 e Tg5.
Martedì, poi, apprezzabile l’attenzione al rapporto Onu sui bambini schiavizzati dall’Isis per finalità terroristiche (Tg4 e Studio Aperto). Tg5 ci offre ben 3 servizi; il primo sulle paghe dimezzate – causa bombardamenti – ai tagliagole, il secondo le accuse di medici senza frontiere all’Europa per aver aggravato situazione migranti, ed infine un inchiesta dalla Slovenia sulla strategia del Califfato per allargare il suo raggio d’azione nei balcani.
Pieno merito a Tg3 che, lunedì scorso, facendo il punto sulle testimonianze che hanno condizionato la percezione europea del fenomeno (le foto di Aylan, i video del Bataclan, le più recenti aggressioni di Colonia), in un servizio critica alcune espressioni utilizzate della satira francese (le vignette di Charlie Hebdo che dipingono sempre il piccolo Aylan sopravvissuto come futuro molestatore), giudicandole non solo orribili, ma causa di “divisioni difficilmente sanabili”.
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