Nonostante gli sbarchi di migranti sulle coste italiane siano nettamente diminuiti negli ultimi due mesi, non sono mutate le ragioni di chi decide di lasciare il proprio paese. Dal 2011 sono oltre 700.000 le persone che hanno raggiunto l’Italia via mare, e circa l’80% di loro proviene da paesi dell’Africa subsahariana. Cosa spinge i migranti africani a mettersi in viaggio verso l’Europa? Quali le cause di breve e di lungo periodo, quali i trend futuri, e quali politiche possono adottare Italia ed Europa per gestire i flussi migratori?
Giovanni Carbone, politologo e curatore del Rapporto Out of Africa, evidenzia che benché i migranti subsahariani siano aumentati in valori assoluti la percentuale resta stabile tra il 200 e il 2015 intorno al 2,5% sulla popolazione. La domanda non è mai così tanti immigrati, ma così pochi, ovvero il 2%. In realtà solo una frazione di questa sceglie l’Europa, questo a differenza delle ricostruzioni mediatiche che riproducono le mappe dei viaggi, In realtà 2 terzi dei migranti subsahariani resta all’interno del continente africano.
Un altro elemento che emerge dal rapporto è la varietà delle situazioni: paesi da cui si scappa per ragioni economiche, altri per la natura del regime (come l’Eritrea). Tra il 2000 e il 2014 molti paesi africani hanno avuto una crescita notevole, anche se si tratta di uno sviluppo che non ha aumentato i posti di lavoro. L’Angola e la Costa d’Avorio sono cresciuti, lo stesso anche per la Tanzania con una crescita del 6%.
Marta Foresti, ricercatrice dell’Overseas development institute di Londra suggerisce che capire il fenomeno delle migrazioni dall’Africa è importante per comprendere che cosa succederà nei prossimi anni. Foresti osserva che «ci si occupa molto delle ragiono per le quali le persone di muovono: la povertà, le violenze, la guerra, i cambiamenti climatici e non si presta attenzione a cosa rende possibile la migrazione ovvero l’accesso alle informazioni e le disponibilità economiche». Un’altra questione riguarda le decisioni individuali di migrare: nel momento in cui, per esempio, i rifugiati eritrei in Etiopia decidono se restare nel paese africano o migrare altrove le ragioni stanno nelle possibilità economiche ed educative.
Ad esempio, 15 eritrei bloccati nell’aeroporto di Hanoi. Come mai sono lì? Enrico Casali della rivista Africa risponde che “fuggono da un paese che viene definito dall’Onu come una Corea del Nord africana”. Un paese in cui è negata ogni forma di libertà.
Maurizio Ambrosini, sociologo, autore del libro “Migrazioni”, afferma che «da una parte c’è la rappresentazione dell’immigrazione in cui c’è l’idea di un’immigrazione in drammatico aumento. L’asilo è la causa fondamentale, i principali paesi delle migrazioni sono l’Africa e il Medioriente, per lo più i migranti sono uomini e musulmano. Poi uno scopre che l’immigrazione in Italia è sostanzialmente stazionaria, persino in diminuzione, l’asilo conta 250 mila persone. Gli immigrati sono prevalentemente europei, sono prevalentemente donne e di religione cristiana. Quali paesi inviano immigrati in Italia? Romania, Albania, Cina, Marocco. In nessuno di questi paesi si muore di fame perché per migrare occorre avere risorse economiche, culturali e sociali». Ecco perché le migrazioni vere sono diverse da quelle rappresentate. Inoltre le cause ambientali si sommano ad altri fattori. Come afferma l’africanista Marco Aime “i più poveri dell’Africa con riescono a raggiungere neanche le capitali del loro distretto”. Ambrosini conclude affermando che l’84% dei rifugiati del mondo sono accolti nei paesi del Terzo mondo, l’Unione europea sì e no il 5%.
Per consultare il rapporto Ispi “Out of Africa. Why people migrate”, clicca qui
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