Flashback: Olimpiadi di Tokyo 2020 – svoltesi nel 2021 a causa della pandemia. Paola Egonu viene scelta come portabandiera olimpica; immediatamente in Italia si scatenano le polemiche criticando la scelta del CIO in quanto non rappresentativa dell’Italia ed una scelta guidata dal politicamente corretto. Alla vigilia delle Olimpiadi di Parigi 2024, una controversia simile si scatena per la cantante franco-maliana Aya Nakamura che si esibirà alla cerimonia delle olimpiadi. Pensando al Campionato Europeo di Calcio appena concluso, si potrebbe menzionare il tweet di Katrin Goring-Eckardt, vicepresidente del Bundestag in Germania, la quale commenta così la nazionale tedesca che aveva battuto l’Ungheria in una partita: “Questa squadra è veramente eccezionale. Pensate se ci fossero solo giocatori bianchi”.Non è una novità. Il razzismo ormai da tempo attraversa in varie forme il mondo dello sport. Tuttavia, c’è ancora troppo silenzio quando si parla di sport di base, quell’ambiente da cui tante sportive e tanti sportivi provengono e che spesso proprio a causa delle discriminazioni si ritrovano a dovervi rinunciare. A partire da storie come queste, parte oggi Stop Racism, not the Game!, una campagna nata nell’ambito del progetto Monitora.La campagna ha lo scopo di incoraggiare le persone a denunciare, monitorare e agire in maniera efficace contro il razzismo. Video testimonianze, post di divulgazione e tre video challenge caratterizzeranno la prima parte della campagna che accompagnerà il periodo delle Olimpiadi.La seconda parte della campagna si concentrerà maggiormente sul training Online prodotto nell’ambito del progetto Monitora. Dopo il lavoro di ricerca culminato nei Report Nazionali ed Europeo e lo svolgimento di training nazionali, per socializzare maggiormente le pratiche di contrasto del razzismo nello sport a settembre sarà online il training online gratuito Monitoring Racism in Grassroots Sport. La seconda parte della campagna Stop Racism, not the Game! fornirà quindi informazioni sul corso, sulle modalità di accesso e molto altro ancora.La campagna, lanciata oggi 16 Luglio, si svolgerà fino al 24 Settembre attraverso i social di Lunaria APS, associazione capofila del progetto Monitora, e degli altri partner europei LIIKKUKAA, Stop Racism in Sport, UISP Aps, United for Intercultural Action.
di Alidad Shiri su l’Adige
Scrivo ancora a caldo, con le lacrime, alcune righe per descrivere il mio stato d’animo e quello degli altri familiari delle vittime del naufragio di Cutro, a 40 minuti di auto da Crotone, avvenuto proprio un anno fa con 94 persone annegate, di cui 35 bambini. Come sapete, sono parente di un giovane di 17 anni, Attiqullah, ancora disperso. È un dolore questo che ti consuma, soffri tutti i giorni, aspetti sempre la notizia dell’identificazione di un corpo su cui piangere, di una notizia certa da comunicare ai parenti che continuano a subissarmi di domande. Come me molti altri uomini e donne di ogni età sono arrivati da tante parti del mondo, per questo momento insieme di memoria, almeno quelli che avevano la fortuna di avere un passaporto internazionale, mentre altri non potevano nemmeno venire, anche se il sogno che gli rimane è quello di andare sulla tomba del proprio caro. Come quello dei genitori di Zahra, che sono bloccati in Iran e non possono nemmeno piangere, pregare sulla tomba del loro figlio di 23 anni, che è stato sepolto in Finlandia a Espo, vicino a Helsinki, dove vive la sorella Zahra insieme al marito Hassan. Come altri che sono arrivati dalla Francia, dall’Olanda, dagli Stati Uniti, dalla Germania, dall’ Ungheria, dalla Finlandia e da altre città di Italia. Il cellulare continua a squillare, mentre siamo con Zahra, Hassan, Said, un gruppo di volontari dell’Associazione Memoria Mediterranea e alcuni cronisti al cimitero di Cutro. Stiamo ancora cercando di capire se c’è mio cugino tra i sei corpi senza nome, senza identificazione. È una mamma che ci chiama dall’Iran, anche lei vorrebbe essere in questo anniversario nei luoghi dove hanno perso la vita i suoi figli di 19 e 21 anni. Loro sono sepolti a Bologna, ma è impossibile spiegarle che è molto distante da questo luogo, che non può vedere con videochiamata la tomba. Vorrebbe parlare con i giornalisti per comunicare loro tutto il suo grande dolore, la sua impotenza nell’impossibilità di spostarsi. Ritorniamo a Crotone direttamente al Museo Pitagora. Appena scendo dalla macchina di Anna, inviata di Agorà, veniamo circondati da otto sopravvissuti giovanissimi afghani, che vengono da Amburgo. Hanno voglia di comunicare, raccontare l’inferno che hanno visto un anno fa, nel momento della strage. Uno di loro appartiene a quella famiglia di 21 persone sulla nave, di cui 16 sono morti e solo cinque sopravvissuti. Si mettono in fila per cercare di raccontare a turno quello che è successo. Inizia Mohammad, 25 anni, laureato in economia a Herat. Il padre si trova ancora in carcere, arrestato dai talebani, faceva parte dell’esercito afghano, anche il fratello. I talebani avevano dato a lui due scelte: o fare parte dell’esercito dei talebani o avrebbero arrestato anche lui. Improvvisamente di nascosto è scappato in Iran e quindi in Turchia. Anche Harun Mohammadi ha vissuto questo stesso meccanismo: anche lui non aveva finito Giurisprudenza quando sono arrivati i talebani. Il padre è scappato subito perché aveva lavorato con la NATO, lui un mese dopo con tutta la famiglia. In Iran non avevano documenti, quindi erano irregolari e dovevano sempre nascondersi. Dopo alcuni mesi, è partito anche lui per la Turchia, da dove pagando un trafficante, si arriva sulle coste dell’Italia con un barcone. Quella notte, terribile, se la ricordano bene, fino al momento della strage nella tempesta dove la memoria si offusca. Mohammad si ricorda di essere risalito a galla di avere visto i corpi dei bambini che galleggiavano ormai senza vita, sentiva le urla delle persone disperate. Insieme ad altri sei lui era riuscito ad aggrapparsi ad un’asse di legno. Ogni volta che un’onda arrivava con forza perdeva un paio di compagni, finche è rimasto da solo. Appena uscito dall’acqua,ricorda, si è buttato per terra e aveva parlato con qualcuno che poco dopo non parlava e respirava più. Un’esperienza terribile. Ora questi giovani sopravvissuti parlano della loro vita difficile in Germania. Fino a tre mesi fa le istituzioni tedesche non erano a conoscenza della loro provenienza dal naufragio di Cutro, non avevano nessuna assistenza psicologica, abitano ancora in un centro di accoglienza dove solo per avere una visita medica occorre un mese. Anche per un appuntamento con il medico di base occorrono dieci giorni. Per loro, come per altri sopravvissuti, il problema principale è il ricongiungimento famigliare, che gli era stato promesso dal governo. Con così tanto dolore, tanta rabbia dentro, per i sopravvissuti e per noi parenti delle vittime, non era certo facile tornare in quel luogo. Alcuni non ce la facevano a sopportare tutto questo, ci sono stati tanti malori. Davanti alle telecamere si cercava di trattenere il pianto, ma rientri nelle nostre stanze, il buio ci soffocava e c’erano fiumi di lacrime. Ci consolava ancora una volta l’appoggio, solidarietà, umanità della popolazione locale, dei volontari, delle associazioni che ci hanno accompagnato. Insieme a noi hanno pianto, hanno urlato, hanno camminato sotto la pioggia e ci hanno appoggiato nelle nostre forti richieste di giustizia, verità sulle responsabilità di chi non ha subito soccorso, basta morti nel mare, di organizzare canali sicuri per i ricongiungimenti famigliari, che non debba succedere mai più una simile strage.
Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone
Dal 2 all’8 febbraio una settimana di mobilitazione e preghiera. A Roma l’incontro di 50 giovani di tutti i continenti impegnati contro la tratta.
“Camminare per la Dignità. Ascoltare. Sognare. Agire”: questo il tema della decima Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di Persone dell’8 febbraio, giornata istituita nel 2015 per volere di Papa Francesco in occasione della festa di Santa Bakhita, la suora sudanese vittima di tratta e simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro questo flagello.
La tratta di esseri umani è il processo attraverso il quale le persone vengono costrette o attirate da false prospettive, reclutate, trasferite e obbligate a lavorare e vivere in condizioni di sfruttamento o di abuso. È un fenomeno, come avvertono i recenti rapporti delle Nazioni Unite, in continua e drammatica evoluzione.
UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE E PREGHIERA CON L’IMPEGNO DEI GIOVANI AL CENTRO
Migliaia di persone in tutto il mondo – in tante parrocchie, comunità, associazioni – si riuniranno per riflettere, pregare e condividere la propria esperienza di impegno contro questo fenomeno globale.
Attesi a Roma 50 giovani, tra studenti, volontari, ricercatori, creativi, comunicatori, attivisti e operatori contro la tratta, rappresentanti delle reti internazionali partner della giornata.
Le iniziative, che li vedranno coinvolti, prenderanno il via il 2 di febbraio con l’arrivo di tutti i delegati a Roma. Per il giorno successivo, 3 febbraio, sono previste attività di formazione e sensibilizzazione sul tema della tratta e la mattina di domenica 4 febbraio la partecipazione alla Preghiera dell’Angelus in Piazza San Pietro.
Martedì 6 febbraio alle ore 16.15 verrà realizzato un flash-mob contro la tratta a Piazza Santa Maria in Trastevere a Roma ed alle 17.30, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, si terrà una Veglia Ecumenica in 5 lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese) ispirata ai 5 elementi: acqua, fuoco, aria, metallo e terra.
Mercoledì 7 febbraio il gruppo internazionale parteciperà all’Udienza con Papa Francesco nell’Aula Paolo VI in Vaticano.
IL PELLEGRINAGGIO ONLINE IN TUTTI I CONTINENTI
Giovedì 8 febbraio si terrà il pellegrinaggio online di preghiera e riflessione contro la tratta che attraversa tutti i continenti e fusi orari. Si inizierà alle 9.30 dall’Oceania, seguono l’Asia, il Medio Oriente, l’Africa, l’Europa, il Sud America e, infine, si chiuderà alle 16.30 con il Nord America. Sono oltre 50 i Paesi coinvolti e il blocco centrale, per il secondo anno consecutivo, vedrà per protagonisti i giovani impegnati contro la tratta. Come accaduto negli ultimi anni, è atteso anche un messaggio di Papa Francesco.
L’evento sarà trasmesso in diretta streaming in 5 lingue (Inglese, Spagnolo, Portoghese, Francese, Italiano) su www.prayagainsttrafficking.net.
“La tratta è intorno a noi, nelle nostre città, ma è spesso invisibile ai nostri occhi. Con questa Giornata vogliamo aumentare la consapevolezza sulla tratta, riflettere sulla situazione di violenza e ingiustizia subita dalle vittime di questo fenomeno globale e indicare delle soluzioni concrete. Invitiamo quindi tutti a mettersi in attento ascolto e osservazione; a sognare insieme ai giovani un mondo migliore e ad agire perché la situazione cambi, partendo da un impegno personale, comunitario e delle istituzioni per contrastare con determinazione ed efficacia le cause della tratta e dello sfruttamento.” ha dichiarato Suor Abby Avelino, MM, coordinatrice della Giornata
LA RETE DELLA GIORNATA
L’iniziativa è coordinata da Talitha Kum, la rete internazionale anti-tratta che conta più 6000 suore, amici e partner, ed è promossa dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) e dall’Unione dei Superiori Generali (USG), in collaborazione con il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il Dicastero della Comunicazione, Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, Caritas Internationalis, CoatNet, il Movimento dei Focolari, il Jesuit Refugee Service, l’Unione Internazionale delle Associazioni Femminili Cattoliche (WUCWO), JPIC- Anti-Trafficking Working Group (UISG/UISG), The Clever Initiative, l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, la Federazione Internazionale Azione Cattolica, l’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci), il Santa Marta Group e molte altre organizzazioni in tutto il mondo.
La Giornata è realizzata grazie al supporto del GSF – Global Solidarity Fund.
LA GIORNATA SU X (ex Twitter)
Gli organizzatori invitano a dedicare un tweet l’8 febbraio usando l’hashtag ufficiale #PrayAgainstTrafficking
Il suicidio di un ragazzo della Guinea di 22 anni, Ousmane Sylla, avvenuto oggi nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Ponte Galeria a Roma, è l’ennesima morte causata da un sistema di detenzione illegittimo ed inumano. Un sistema che non solo priva le persone della propria libertà personale senza aver commesso alcun reato ma che consente, anche, di fare profitto sulla loro pelle”. Questo il commento della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili (CILD), che prosegue:
“I CPR sono dei buchi neri dove i diritti, anche quelli più elementari – alla salute, alla difesa legale, alla comunicazione – sono negati. Dove le persone sono detenute, per mesi, in condizioni indegne, invisibili alla società civile che per entrare in questi Centri ha bisogno di autorizzazioni specifiche di Prefetture sempre più restie a concederle. Rendendo quindi questi luoghi completamente opachi.
Di più, questi Centri sono anche affidati alla gestione di privati, che fanno profitti sulla privazione della libertà di esseri umani: a Ponte Galeria l’ente gestore è la multinazionale elvetica Ors, l’unica ad avere anche – almeno fino al giugno scorso – una società di lobbying che ne tuteli gli interessi in Parlamento.
Nonostante le denunce della società civile, le indagini della Procura che stanno riguardando il CPR di Milano, il Governo ha aumentato i tempi di permanenza fino a 18 mesi, affidato la gestione di nuovi Centri al genio militare e stretto un accordo con l’Albania per la costruzione di un CPR nel paese balcanico, ancor più lontano dagli occhi.Riteniamo, invece, che questi luoghi vadano immediatamente chiusi e pretendiamo che si faccia chiarezza sul suicidio di Ousmane Sylla. Dopo questa ennesima morte, si stanno verificando delle proteste da parte dei detenuti nel CPR di Ponte Galeria che si sommano a quelle già verificatesi in altri Centri per le condizioni di detenzione: da Trapani a Gradisca d’Isonzo. Sappiamo bene che vi è il rischio di violente repressioni di queste proteste e di repentini rimpatri dei detenuti che hanno assistito alla morte di Sylla e che ora stanno denunciando l’accaduto. Continueremo a vigilare su quanto sta accadendo nel CPR di Roma e a batterci per porre definitivamente fine a questa ignobile forma di detenzione.
Invitiamo anche il Comune di Roma a farsi carico di quanto sta accadendo nel CPR presente sul proprio territorio, richiedendone la immediata chiusura e avviando una “Commissione di indagine conoscitiva”, sul modello di quanto fatto a Bologna nel 2006. Una Commissione permanente che veda la partecipazione dei Garanti locali e delle associazioni attive sul territorio, per verificare le condizioni di detenzione nel Centro di Ponte Galeria”.
LA COMUNITA’ SENEGALESE PIANGE ADJI “GRANDE LAVORATRICE, SEMPRE COL SORRISO” (ven, 31 mag 2019 – REPUBBLICA ROMA – Pag. 2)
E SUL BUDGET E’ GIA’ SCONTRO (mer, 29 mag 2019 – AVVENIRE – Autore: ALFIERI PAOLO M. – Pag. 6)
IL SILENZIO DEGLI “ACCOGLIENTI” (dom, 26 mag 2019 – CORRIERE DELLA SERA – Autore: LOGGIA D I ERNESTO GALLI DE – Pag. 40)
NAPOLI, PERMESSI FALSI AGLI IMMIGRATI RESIDENTI AL CIMITERO (ven, 24 mag 2019 – MATTINO NAPOLI – Autore: LANZA VIVIANA – Pag. 1)
LA BANDA DEI PERMESSI DI SOGGIORNO: TREMILA EURO L’UNO (CON RESIDENZA AL CIMITERO) (ven, 24 mag 2019 – IL FATTO QUOTIDIANO – Autore: VIN.IUR. – Pag. 18)
TAPPANO LA BOCCA A CHI CRITICA ISLAMICI, ROM, TRANS E MIGRANTI (ven, 24 mag 2019 – LA VERITA’ – Autore: BELPIETRO MAURIZIO – Pag. 1)
II PD SPECULA SUL PIROMANE MA IGNORA LA LEGGE (gio, 23 mag 2019 – LA VERITA’ – Autore: PEDRIELLI ALESSIA – Pag. 4)
SOLDATI DI MADURO FANNO STRAGE DI CIVILI AL CONFINE (gio, 23 mag 2019 – STAMPA – Autore: SEMPRINI FRANCESCO – Pag. 1)
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