Un nuovo picco di sbarchi o meglio di salvataggi in mare da parte della Guardia Costiera e della Marina Militare italiana impegnata nell’operazione Mare Nostrum, che ha portato in salvo più di 2000 persone e 13 barconi che stavano attraversando il Mediterraneo per approdare in Europa. Un quotidiano di oggi – il Secolo XIX – si domanda “chi dobbiamo ringraziare?“.L’analisi dell’articolo riporta subito l’attenzione sulle dinamiche politiche nazionali, ma se si provasse a chiedere e riportare negli articoli la nazionalità delle persone salvate, forse sarebbe più facile rispondere alla domanda che si pone il quotidiano.
Solo La Repubblica ieri già nel titolo riportava “Sicilia, soccorsi 13 barconi in salvo oltre 1200 siriani“. Le cronache ci parlano infatti di cittadini siriani per la maggior parte, ma anche eritrei e palestinesi, nonchè di alcuni egiziani.
Solo pochi giorni fa si celebrava il triste anniversario dei tre anni dall’inizio del conflitto siriano e le organizzazioni internazionali – UNHCR in primis – ma anche Save the Children hanno più volte richiamato l’attenzione dei media sul dramma dei rifugiati, che continuano a fuggire dal paese. La Siria è diventato il paese con il più alto numero di persone in fuga del mondo. La situazione dei campi profughi creati ai confini del paese, come quello di Zaatari in Giordania, sono ormai al collasso. Le organizzazioni delle Nazioni Unite e quelle non governative impegnate sul campo forniscono anche notizie sull’impatto economico della crisi sui paesi ospitanti in particolare Libano, Giordania, Iraq, Egitto e Turchia.
Uno sguardo al di là dei confini nazionali insomma aiuterebbe a darsi delle risposte.
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