Nelle ultime settimane testate nazionali e toscane hanno dedicato molto spazio al caso della stazione Santa Maria Novella di Firenze, per la quale le autorità hanno adottato alcune misure di sicurezza al fine di limitare l’accesso alle banchine e ai treni dei non-passeggeri. La storia ha acquisito particolare visibilità quando stampa e opinione pubblica hanno iniziato a considerare inaccettabile la presenza sempre più costante sulle vetture di persone che propongono ai passeggeri di aiutarli nel trasporto dei bagagli in cambio di qualche moneta. Le denunce di numerosi passeggeri, i quali hanno raccontato di essere stati infastiditi dalle stesse persone per aver rifiutato il servizio e hanno lamentato la mancanza di sicurezza e ordine, hanno spinto le istituzioni a intervenire. Il controllo delle banchine è stato intensificato posizionando delle transenne removibili e aumentando il personale presente nell’area considerata critica.
Il dibattito è stato reso più acceso dal fatto che le persone accusate di essere moleste per i passeggeri sono state identificate come rom. I media si sono scatenati e la cronaca – così come la riflessione sul problema – molto spesso è stata trasformata in un trionfo di generalizzazioni e stereotipi sull’etnia rom. Nessuna testata, inoltre, ha bilanciato quanto detto sulla vicenda dando voce anche i protagonisti “negativi”.
Prospettive Altre ha pensato, quindi, di colmare questo vuoto. Amélie Tapella ha intervistato, alla stazione di Santa Maria Novella, alcuni rom: «Transenne ai binari. Una discriminazione priva di contraddittorio».
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