Il loro percorso è iniziato in Siria, dove denunciavano con video e foto le violenze alle quali assistevano. Dopo la fuga hanno preso parte al progetto di storytelling radiofonico Syrians Between Us, che ha dato voce e professionalità alle persone costrette dal conflitto a fuggire ad Amman Di Piera F. Mastantuono Sessanta i rifugiati siriani che… Leggi tutto
“Labour Migration Journalism Fellowship Programme”: questo il nome del programma di studio semestrale rivolto ai giornalisti e promosso dall’International Labour Organization (Ilo) in collaborazione con l’Ethical Journalism Network. L’iniziativa, parte di un progetto più ampio che ha l’obiettivo di contrastare il traffico umano finalizzato allo sfruttamento lavorativo, è rivolta ai quei giornalisti junior e media maker con esperienza professionale in Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Libano o Giordania.
Come costruirsi una rete di fonti d’informazioni ricca e affidabile. In un prededente articolo abbiamo individuato alcune tra le principali risorse istituzionali sul tema dell’immigrazione, dell’asilo, dell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati. Si trattava di quelle che per tradizione sono chiamate “fonti primarie”, ovvero quelle che forniscono dati e notizie verificate.
«Sappiamo che rifugiato o migrante è la formula da scrivere, ma la gente su Google cerca clandestino e allora nei nostri articoli sul web dobbiamo usare quello». Spesso alcuni giornalisti sollevano questa obiezione di fronte a chi invita a usare almeno nell’informazione un linguaggio appropriato per parlare di immigrazione.
6, 8 e 13 giugno: queste le tre giornate che compongono il corso formativo gratuito rivolto a giornalisti, addetti stampa e operatori della comunicazione promosso dall’Anci Toscana. Il corso consente nel suo complesso di ottenere 12 crediti formativi.
Il racconto delle operazioni di ricerca e soccorso è stato protagonista nella rappresentazione dei flussi migratori, nel corso degli ultimi mesi. A rilevarlo è il rapporto di Osservatorio di Pavia, Associazione Carta di Roma e Cospe, “Navigare a vista – Il racconto delle operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale”, presentato ieri presso l’Associazione Stampa Estera, a Roma. Se ne parla tanto, ma non sempre in modo accurato: non è rara, per esempio la sovrapposizione confusa dei diversi attori, civili e militari, attivi.
Perché usare dati e statistiche quando si scrive di migranti e rifugiati? Perché i numeri aiutano a 1) “pulire” l’informazione dalle scorie di pregiudizi e luoghi comuni; 2) a certificare e a fondare meglio le argomentazioni; 3) a verificare affermazioni discutibili (fact cheking); 4) a trovare storie e notizie che – attraverso altre fonti – rimarrebbero sepolte.
Rilanciamo questo tweet pubblicato da Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, il quale ricorda quale dovrebbe essere l’atteggiamento tenuto dai media nel seguire gli sviluppi di un evento di cronaca come quello del rogo doloso che ha condotto alla morte di tre sorelle di 20, 8 e 4 anni nella periferia romana.
Martedì 2 maggio, dalle 11.30 alle 12.30, la Federazione nazionale della stampa italiana sarà in piazza di Montecitorio, a Roma, insieme con numerose altre associazioni, per ribadire ancora una volta il “No” dei giornalisti italiani al bavaglio turco.
Islam, immigrazione e nuovi italiani tra i temi al centro dell’incontro rivolto ai giornalisti A cura di Articolo 21 «Fra le cose che gli immigrati cercano da noi c’è uno dei beni che la modernità ha reso indispensabile quanto l’acqua e il cibo: la visibilità, cioè la possibilità di recitare, magari da comprimari, una… Leggi tutto
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Le migrazioni nel 2021, il nuovo fact-checking di Ispi
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