La camera dei deputati ha approvato la delibera che autorizza e proroga le missioni militari italiane all’estero. Tra queste c’è anche quella che permette il finanziamento della cosiddetta guardia costiera libica e dei centri di detenzione.
Non è più possibile assistere inermi alla strage che ogni giorno si compie sotto i nostri occhi, né si può tollerare che si sostengano con risorse pubbliche gruppi che usano la violenza, fino alla strage, per arricchirsi sulla pelle di migliaia di innocenti. Per questo le associazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione hanno scritto a Draghi, chiedendogli di invertire la rotta.
Di operazioni di ricerca e soccorso i media parlano, e tanto: presenti nel 13% delle notizie sull’immigrazione nei principali quotidiani italiani e nel 18% dei servizi sull’immigrazione dei tg in prima serata e legate soprattutto al racconto di naufragi (39%) e azioni di salvataggio (22%). Ma come se ne parla?
Si parla molto delle operazioni di salvataggio dei migranti e dei rifugiati in viaggio nel Mediterraneo centrale. In particolare del ruolo svolto dalle ong accusate da alcune parti politiche, alcuni giornali e anche dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro di avere contatti con i trafficanti che in Libia organizzano le partenze verso l’Europa di uomini, donne e bambini. Per fare un po’ di chiarezza su ruolo e dimensioni dei salvataggi in mare, ci siamo fatti qualche domanda e abbiamo provato a rispondere anche attraverso i dati forniti dalla Guardia costiera.
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