Il drammatico fenomeno delle cosiddette fake news e della fomentazione dell’odio quasi come fosse diventata un’industria del tempo che viviamo, è in costante aumento sui sociali networks, e non solo. E questo nonostante l’impegno non di facciata delle più alte cariche dello Stato e di tutte le organizzazioni dei giornalisti e dei comunicatori a più vario titolo.
È possibile candidarsi fino al 4 ottobre per partecipare al workshop che si terrà dal 20 al 21 novembre 2017 a Roma per giornalisti europei.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di dare seguito alla decisione di rendere pubblici e denunciare i nomi di coloro che l’hanno molestata e diffamata, con frasi irripetibili, e quasi tutte segnate, non solo dall’odio politico, ma anche e soprattutto dal sessismo più volgare e violento.
Tre amici, una serata insieme. A tavola, però, la conversazione civile è sostituita da uno scambio di battute intrise di odio e insulti. Sono le stesse frasi che è facile rintracciare sui social media, quei casi di hate speech – discorsi d’odio – che colpiscono categorie e minoranze più spesso discriminate in cui troppo spesso ci si imbatte.
È possibile candidarsi fino al 28 agosto per il workshop “Imagining Better Ways to Promote Equality and Freedom of Expression” per European Media Regulatory and Self-regulatory Institutions che si terrà dal 5 al 6 ottobre a Londra.
Il Media diversity institute (Mdi) ha aperto le iscrizioni al workshop per giornalisti da paesi dell’Unione europea che vogliano cimentarsi con il racconto dei migranti, rifugiati e di altre categorie vulnerabili.
“Heinrich Herzog ci scrive: traditori del popolo. E c’è chi usa parole più pesanti: fottiti Ard, il canone non lo pago”. Kai Gniffke solleva lo sguardo dal tablet, guarda in camera, si aggiusta gli occhiali e con un tono asciutto continua a leggere i messaggi appena arrivati sul profilo Facebook della Tagesschau, il telegiornale della televisione pubblica tedesca Ard.
Contenuti valutati in appena 10 secondi e una tendenza alla tolleranza: è quanto rilevato dall’inglese The Guardian in relazione alla moderazione nel social network Facebook. Le osservazioni fatte della testata sono state possibili grazie all’analisi di centinaia di documenti ottenuti dal quotidiano e prontamente soprannominati Facebook Files che sarebbero stati prodotti dall’azienda fondata da Mark Zuckerberg per fornire indicazioni ai moderatori su come valutare, e quindi stabilire se rimuovere o meno, contenuti violenti: hate speech, terrorismo, pornografia, razzismo, autolesionismo sono solo alcuni dei temi trattati dai manuali, dai grafici e dagli opuscoli esaminati.
«Quello delle fake news è un falso problema, diffamazione, diffusione di notizie false e tendenziose, vilipendio esistono da tempo e nessuno ha mai gridato alla censura, strano che si metta in discussione qualcosa di così ovvio – è quanto afferma il presidente dell’associazione Carta di Roma, Giovanni Maria Bellu.
Qual è lo stato dell’informazione in Europa? E della libertà di stampa? Ne discuteremo il 27 aprile alla Camera dei deputati nell’ambito del dibattito organizzato da Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa in collaborazione con Associazione Carta di Roma: “Informazione in Europa: quale libertà? Pluralismo dei media, accesso alle informazioni, contrasto all’hate speech”.
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