La prima regola della Carta di Roma è quella che invita i giornalisti ad utilizzare sempre i termini giuridicamente appropriati al fine di restituire al lettore la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri. Sembra una banalità, ma oggi è ancora più necessario riaffermarlo.
“The Immigrants” è il titolo la mostra inaugurata ieri e aperta fino al 27 gennaio alla Howard Greenberg Gallery di New York.
Qui attraverso il lavoro di oltre 40 fotografi è possibile osservare una settantina di scatti realizzati a partire dal 1860 fino al 2015, che mettono al centro le persone in movimento e le questioni del lavoro, dell’istruzione e della povertà, oltre alla discriminazione, all’assimilazione di chi deve subire un cambiamento per inserirsi in un nuovo contesto di vita, fino al senso di appartenenza.
La sfida del fact checking alle immagini. Se informazione e propaganda politica corrono rapidissime sui social media e se gli stessi Facebook e Twitter sono divenuti fonti per il giornalismo, gli strumenti di verifica in mano al giornalista devono essere applicati non solo alle news ma anche alle foto che circolano in rete realizzate e diffuse da professionisti e da utenti.
Jane Lydon, docente australiana, riflette su quanto le fotografie possano favorire o sfavorire l’empatia nei confronti degli immigrati e sul loro uso strumentale “Negli ultimi due decenni – scrive Jane Lydon, docente di Storia presso l’Università dell’Australia occidentale – abbiamo visto una politicizzazione dell’immigrazione senza precedenti”: con la fine della Guerra fredda l’Australia ha lavorato per rendere… Leggi tutto
Dalla foto di Aylan al recente filmato della barca che si capovolge. Riflessioni sulle immagini ai tempi dei new media Nel racconto delle migrazioni le immagini hanno più volte dimostrato la loro forza: i corpi di Lampedusa che hanno reso indelebile il ricordo di quel naufragio, il bimbo siriano che giace senza vita su una… Leggi tutto
Il progetto che offre supporto alle operazioni di salvataggio scrive una lettera di denuncia per le pratiche deumanizzanti messe in atto da giornalisti, volontari e organizzazioni Traduciamo e rilanciamo una lettera aperta rivolta a giornalisti e volontari pubblicata da Alarm Phone, progetto di Watch The Med che mette a disposizione dei rifugiati un numero telefonico al quale rivolgersi… Leggi tutto
L’intervista di Repubblica al fotografo Magnum Paolo Pellegrini: «Una fotografia non è un’ideologia che stravolge le menti, è un seme» Con la pubblicazione della foto di Aylan Kurdi, il bambino che giace su una spiaggia turca senza vita, si è tornato a parlare dell’impatto delle immagini, della loro potenza. Riprendiamo dalla nostra rassegna stampa l’intervista a Paolo… Leggi tutto
L’immigrazione è passata dall’essere un gioco politico fatto di numeri a un coinvolgente dramma Molto si è parlato del modo in cui la foto di Aylan Kurdi abbia influenzato le testate italiane e il loro modo di parlare di immigrazione. Qual è stato l’impatto della foto all’estero? Quale la reazione dei media? Traduciamo e rilanciamo un… Leggi tutto
La Stampa: “Il rispetto per questo bambino pretende che tutti sappiano” Ha fatto il giro del web ed è arrivata su tutte le testate: è la fotografia di un bimbo che giace sulla riva di una spiaggia turca, vittima di uno dei naufragi che si verificano quasi quotidianamente nel Mediterraneo. È giusto o meno pubblicarla? Tanti… Leggi tutto
Quando le parole non sono più sufficienti «Non ci restano che le fotografie. Le parole non sono più d’aiuto, neppure quelle che noi media usiamo per rendere l’idea. I concetti di apocalisse, ecatombe, o di vergogna, sbiadiscono e perdono di forza davanti al ciclico ripetersi di questo esodo biblico in costante divenire, che proprio per… Leggi tutto
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