Il 30 giugno sono arrivati a Fiumicino 95 rifugiati grazie a un (raro) corridoio umanitario dalla Libia. Si tratta di 95 persone provenienti dall’Africa sub-sahariana e dal Medio Oriente, prevalentemente da Eritrea, Etiopia, Somalia, Sud Sudan e Siria, persone che in Libia hanno subito “orrori inimmaginabili”.
Il progetto Un Tè a Samarkand nasce dal bisogno di scardinare la narrativa e di cambiare la prospettiva sulle storie di esilio in Italia, tralasciando un racconto generalizzante a favore di un racconto in prima persona e transculturale.
Mentre la guerra in Ucraina si protrae, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2022, il nuovo sondaggio internazionale di Ipsos rivela una maggiore apertura verso i rifugiati.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, ha aggiornato il portale dati sulla situazione dei rifugiati dall’Ucraina, aggiungendo nuovi dati che meglio riflettono i recenti movimenti di rifugiati da e verso l’Ucraina.
La realtà è che nelle guerre (sempre atroci e insopportabili) c’è chi conserva il diritto alla pietà, alla solidarietà, alle azioni di singoli cittadini, organizzazioni e Governi che cercano di alleviare le conseguenze della guerra, le conseguenze del divenire un rifugiato. C’è chi conserva questi diritti. E c’è chi questi diritti non li ha mai avuti.
Venerdì 8 e sabato 9 aprile si terrà il convegno “Il diritto di asilo in tempo di guerra. L’esternalizzazione dei controlli alle frontiere o della protezione internazionale?”
Per i ricercatori del progetto europeo Matilde, che da due anni stanno studiando l’impatto delle migrazioni nelle aree rurali, l’accoglienza in questi territori potrebbe risultare vantaggiosa per entrambi.
I ministri dell’Interno Ue hanno trovato l’accordo unanime sull’attivazione, per la prima volta in assoluto, della direttiva Ue per la protezione temporanea del 2001.
Un documentarista e la sorella hanno ottenuto un permesso umanitario dopo aver trovato rifugio in Pakistan. “Non ci credevamo più più volte siamo stati sul punto di mollare tutto, rientrare a Kabul e aspettarci di tutto”
Asgi e altre associazioni della società civile italiana hanno chiesto al Governo italiano ed alle istituzioni europee di prendere le misure necessarie per poter accogliere i civili che cercheranno protezione negli Stati membri fuggendo dagli scontri in Ucraina.
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