La Libia continua a non poter essere considerata un porto sicuro e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni lancia un appello A cura di Organizzazione internazionale delle migrazioni L’OIM lancia un appello alla comunità internazionale, compresa l’Unione Europea, affinché si trovino alternative e meccanismi di sbarco sicuri per i migranti soccorsi in mare e che sono in fuga… Leggi tutto
Ricorso alla Corte Europea dei diritti umani contro il governo per aver coordinato la Guardia Costiera Libica nei respingimenti che hanno portato ad abusi e al decesso di migranti nell’incidente in mare del 6 novembre 2017 di Eleonora Camilli per Redattore Sociale L’Italia rischia una nuova condanna alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Diciassette sopravvissuti… Leggi tutto
La narrativa mediatica della ricerca e del soccorso in mare ha subito una significativa trasformazione dal 2016 a oggi, che, tra gli effetti, ha contribuito a creare un clima di sfiducia nei confronti delle organizzazioni umanitarie. È quanto emerge dall’incontro che si è svolto a Ferrara tra Medici senza frontiere (Msf), Associazione Carta di Roma e il giornalista Christian Raimo.
Il racconto delle operazioni di ricerca e soccorso è stato protagonista nella rappresentazione dei flussi migratori, nel corso degli ultimi mesi. A rilevarlo è il rapporto di Osservatorio di Pavia, Associazione Carta di Roma e Cospe, “Navigare a vista – Il racconto delle operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale”, presentato ieri presso l’Associazione Stampa Estera, a Roma. Se ne parla tanto, ma non sempre in modo accurato: non è rara, per esempio la sovrapposizione confusa dei diversi attori, civili e militari, attivi.
Di operazioni di ricerca e soccorso i media parlano, e tanto: presenti nel 13% delle notizie sull’immigrazione nei principali quotidiani italiani e nel 18% dei servizi sull’immigrazione dei tg in prima serata e legate soprattutto al racconto di naufragi (39%) e azioni di salvataggio (22%). Ma come se ne parla?
Il 29 maggio alle 11.30 presso l’Associazione Stampa Estera (via dell’Umiltà 83/c, Roma) si terrà a presentazione del rapporto “Navigare a vista – Il racconto delle operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale”, di Osservatorio di Pavia, Carta di Roma e Cospe.
Schieratevi al fianco di chi è in mare per salvare la vita di donne, uomini e bambini: è questo il messaggio lanciato da Arci, Caritas Italiana, Acli, Asgi e Amnesty International, in occasione del Festival Sabir, giunto quest’anno alla sua terza edizione.
Si parla molto delle operazioni di salvataggio dei migranti e dei rifugiati in viaggio nel Mediterraneo centrale. In particolare del ruolo svolto dalle ong accusate da alcune parti politiche, alcuni giornali e anche dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro di avere contatti con i trafficanti che in Libia organizzano le partenze verso l’Europa di uomini, donne e bambini. Per fare un po’ di chiarezza su ruolo e dimensioni dei salvataggi in mare, ci siamo fatti qualche domanda e abbiamo provato a rispondere anche attraverso i dati forniti dalla Guardia costiera.
Gli attacchi e le calunnie di questi giorni alle ong impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare di rifugiati e migranti nel Canale di Sicilia sono per Cospe inaccettabili ma purtroppo non sorprendono. Sorprende, questo sì, che al coro dei calunniatori si unisca con particolare accanimento un’alta carica istituzionale come il vice-presidente della Camera e leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio.
Come riportano numerose testate, ieri, a Lampedusa l’unico superstite del naufragio in cui si teme abbiano perso la vita oltre 140 persone, ha raccontato agli operatori dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i Rifugiati quanto accaduto. L’imbarcazione era partita due giorni prima da Sabratha, in Libia, con a bordo 147 persone, delle quali 5 bambini e diverse donne incinte. La barca avrebbe iniziato presto a imbarcare acqua e il superstite, un ragazzo di 16 anni, si sarebbe salvato restando aggrappato a una tanica di benzina galleggiante fino all’arrivo dei soccorritori.
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