Lo smalto sul corpo di Josefa introduce un elemento di rottura nell’immagine del “corpo vittima” a cui siamo abituati e che riconosciamo: un corpo dilaniato, sofferente, mutilato. Questa è l’immagine della vittima per eccellenza, intorno a questa si mobilitano i contenuti che costruiscono il senso comune, e con questa ormai le istituzioni dialogano e la politica fa propaganda elettorale.
Malgrado le ormai numerose notizie, inchieste, reportage, lo stato e le reali necessità delle donne vittime di violenze in fuga dai loro paesi e che chiedono asilo sono ancora poco visibili in Italia. La situazione nei campi in Libia è ormai testimoniata anche da agenzie internazionali come l’Ohchr: abusi perpetrati dai trafficanti nei campi, nei viaggi dal Sudan o attraverso il Niger, in particolare ai danni di donne che viaggiano da sole.
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